Perché, nonostante siano di dimostrata efficacia, molti pazienti sospendono la terapia con statine? Una risposta cinese.
Le statine sono utilizzate da più di 30 anni nella prevenzione secondaria di patologie cardiovascolari, con esiti positivi visibili sia nella pratica clinica, sia documentati da studi di letteratura. Per essere efficaci, però, questi farmaci devono essere assunti con continuità e per tutta la vita.
La letteratura, invece, riporta un tasso di abbandono entro un anno di terapia da parte del 40%-75% dei pazienti: scelta che aumenta notevolmente il rischio di incorrere in un secondo evento cardiovascolare, se non cerebrovascolare.
Team cinese indaga i motivi per la bassa aderenza terapeutica
Per capire motivi e pregiudizi che inducono i pazienti a sospendere la terapia con le statine, un team di ricerca cinese ha condotto uno studio ad hoc.
Lo strumento selezionato è un questionario, ideato da specialisti in diverse branchie mediche, come cardiologia, neurologia, epidemiologia e farmacia ospedaliera. Il questionario è stato prima testato su 30 soggetti per valutarne la qualità e correggere eventuali criticità, come domande non chiare.
Fatto ciò, il team si è rivolto al campione, composto in tutto da 550 soggetti che hanno completato il questionario in presenza. Di questi, 12 non hanno eseguito il compito richiesto e 14 non lo hanno portato a termine. Alla fine, gli autori hanno potuto elaborare le risposte di 524 pazienti.
Oltre a domande inerenti al tipo di statina utilizzata, l’uso di altri farmaci e credenze sulle statine, gli autori hanno raccolto anche informazioni più generali, come età, genere, peso, altezza, abitudine al fumo, uso di alcol, occupazione, residenza, stato matrimoniale e livello educativo.
Rosuvastatin è la statina più spesso abbandonata. E chi lo fa, crede non gli serva
Gli autori hanno così evidenziato che il 52.7% dei pazienti assumeva atorvastatin, il 44.1% rosuvastatin e solo il 3.2% simvastatin. Il 43% dei soggetti, inoltre, ha espresso la convinzione che la terapia fosse necessaria e importante, mentre il 47% aveva dubbi legati a potenziali effetti negativi.
Più nel dettaglio, gli autori si sono accorti che chi interrompe la terapia più facilmente pensa che non gli serva, consuma meno alcol e non fa esercizio fisico regolare. Anche la tipologia di statina può influenzare la scelta del paziente: in particolare, il rosuvastatin è il farmaco più spesso assunto da chi blocca la terapia.
Per quanto riguarda l’aderenza terapeutica, questa è risultata essere solo del 18.7%, ben più bassa di quella dei Paesi Occidentali, ma anche di regioni differenti della Repubblica Cinese. Gli autori giustificano questa diversità con la mancanza di metodi gold standard per calcolare l’aderenza terapeutica, per cui metodi differenti possono protare a diverse percentuali.
I suggerimenti del team di ricerca
Dal momento che le credenze del paziente sono il primo ostacolo, o sostegno, alla sua aderenza terapeutica, si suggerisce che i clinici e i farmacisti ospedalieri le lavorino per trasformarle e portare il paziente a convincersi della necessità di assumente statine a lungo termine.
Lo studio ha visto la partecipazione di diversi dipartimenti dello Xi’an People’s Hospital e dello Xi’an Mental Health Center.
(Lo studio: Li H, Jia X, Min H, Zhang Y, Wang H, Zhai Y. Relationships between beliefs about statins and non-adherence in inpatients from Northwestern China: a cross-sectional survey. Front Pharmacol. 2023 Jun 9;14:1078215. doi: 10.3389/fphar.2023.1078215. PMID: 37361205; PMCID: PMC10289550)