Tra i batteri responsabili delle infezioni correlate all’assistenza c’è Streptococcus pneumoniae, portatore in particolare di polmoniti e meningiti. Resistente a diversi tipi di antibiotici, tra i quali l’eritromicina, la clindamicina, la tetraciclina e la penicillina, questo batterio colpisce facilmente i soggetti fragili e immunocompromessi.
Dati dell’Istituto Superiore di Sanità lasciano dedurre che in Italia S. pneumoniae non sia tre i principali fautori di infezioni correlate all’assistenza ospedaliera, ma la questione è differente se si pensa alle infezioni acquisite in comunità, come le RSA. Per questo viene consigliata la vaccinazione negli over 65.
Lo stesso vale per altri Paesi, come la Francia, dove il battere provoca patologie anche in ospedale e dove la risposta da parte della popolazione fragile e con patologia cronica alle campagne di vaccinazione antipneumococcica è scarsa. Tra le soluzioni possibili c’è quella di vaccinare i pazienti target in ingresso in ospedale o in comunità, per ridurre la circolazione del battere e le patologie associate. Ma come convincerli? E qui entra in gioco il farmacista ospedaliero.
Lo studio
Il Dipartimento di Farmacia e di Economia e l’Istituto Desbrest di Epidemiologia e Sanità Pubblica dell’Università di Montpellier, in Francia, hanno condotto uno studio prospettico tra il 2019 e il 2020 per valutare l’impatto di una consulenza tra farmacista ospedaliero e prescrittore sul numero di vaccinazioni effettuate su pazienti a rischio ricoverati e senza copertura.
Coinvolti 167 pazienti, 87 nella fase di osservazione e 80 in quella di intervento. Nella prima parte dello studio si è infatti osservata la situazione di partenza, caratterizzata nello specifico dalla somministrazione di soli 2 cicli vaccinali.
Nella fase di intervento, invece, il farmacista ha prontamente ricordato al medico prescrittore l’importanza della vaccinazione anti-pneumococcica nei soggetti a rischio, di fatto portanto a 51 i protocolli avviati. Un evidente successo. Tuttavia, in Francia il ciclo vaccinale per S. pneumoniae prevede due diverse inoculazioni: la prima con PCV-13 e la seconda con PPSV-23… compito del farmacista era, dunque, anche di assicurarsi che il paziente in dimissione comprendesse l’importanza di portare a termine il ciclo vaccinale e che la questione fosse inserita nella lettera di dimissioni per il medico curante.
Anche da questo punto di vista, i dati confermano l’utilità dell’intervento del farmacista: il numero di lettere di dimissioni con accenno alla vaccinazione, se non addirittura con prescrizione inclusa, è aumentato rispetto al periodo di osservazione. Tutto ciò ha portato a un netto aumento dei cicli vaccinali anti-pneumococcici portati a termine
Questione di conoscenza
La complessità del ciclo vaccinale antipneumococcico francese, unita probabilmente a una scarsa conoscenza delle linee guida vaccinali per gli over 65 dei medici di base francesi, sono tra le cause della scarsa copertura vaccinale della Francia nei confronti dei soggetti fragili.
Questo studio dimostra come l’intervento di un professionista esperto di vaccini, qual è il farmacista ospedaliero, possa aumentare i tassi vaccinali tra i pazienti fragili ricoverati, e di conseguenza sulla popolazione. Certo, lo studio presentato è piccolo e i dati ottenuti necessitano di essere riconfermati in un lavoro più ampio: tuttavia l’indicazione è chiara.
(Lo studio: Chiappin M, Leguelinel-Blache G, Roux-Marson C, Kinowski JM, Dubois F. Impact of a clinical pharmacist’s intervention on pneumococcal vaccination in a population of at- risk hospitalized patients: The IP-VAC study. Infect Dis Now. 2023 Jul 25:104765. doi: 10.1016/j.idnow.2023.104765. Epub ahead of print. PMID: 37499757)