L’approvazione di Aifa della rimborsabilità del trattamento per la profilassi pre-esposizione (PrEP) ha permesso di compiere un grande passo avanti nella riduzione del rischio di infezione da HIV-1.
Questo, però, non deve far abbassare la guardia, perché non esistono ancora farmaci capaci di debellare il virus. Di prevenzione, scenari e prospettive della lotta all’HIV si è discusso in un evento organizzato da Viatris.
Nonostante siano passati 40 anni dall’identificazione dello Human Immunodeficiency Virus (HIV), è tuttora bene non abbassare la guardia nei confronti della sua infezione. Infatti, in Italia, l’HIV rappresenta ancora oggi un significativo problema di salute pubblica.
Secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità, e riportati sul sito Epicentro, sulle nuove diagnosi di infezione da HIV e dei casi di AIDS, nel 2021 sono state segnalate 1.770 nuove diagnosi, pari a 3 nuovi casi ogni 100.000 persone.
A questo si aggiunge l’allarmante dato relativo ai casi sommersi, con una quota in crescita dal 2015 di chi giunge alla diagnosi di sieropositività tardivamente.
In termini di prevenzione, un grande passo avanti è stato compiuto di recente con l’approvazione da parte di Aifa – richiesta da Mylan Pharmaceuticals Limited, parte del gruppo Viatris – della rimborsabilità del trattamento a base di emtricitabina e tenofovir disoproxil per la profilassi pre-esposizione (PrEP) di persone HIV negative.
Il medicinale è indicato in combinazione con pratiche sessuali sicure al fine di ridurre il rischio di infezione da HIV-1 sessualmente trasmessa in adulti e adolescenti ad alto rischio.
Il ruolo di Viatris nella rimborsabilità della PrEP
L’ottenimento della rimborsabilità della PrEP ha parificato l’Italia ai diversi altri Paesi Europei in cui tale pratica era già in uso.
Nel raggiungimento di tale risultato ha svolto un ruolo di primo piano Viatris, azienda storicamente impegnata in ambito HIV per contenere la diffusione del virus, educare sulla prevenzione, favorire la diagnosi precoce e fornire ai pazienti trattamenti efficaci, accessibili e di qualità.
«Viatris si è fortemente impegnata per ottenere la rimborsabilità della PrEP in Italia, così da consentire un accesso equo a questo efficace strumento di contrasto e prevenzione all’HIV anche alle fasce di popolazione maggiormente esposte al rischio e più vulnerabili dal punto di vista sociale ed economico», ha affermato Laura Borgna, Hospital Care Business Unit and Policy & Market Access Director di Viatris Italia.
«In linea con quanto espresso nel Piano Nazionale di interventi contro l’HIV e l’AIDS (PNAIDS), abbiamo lavorato al fianco di tutti gli attori coinvolti: dalle istituzioni ai clinici, dalle Associazioni alle società scientifiche.
Crediamo che la rimborsabilità della PrEP sia un importante passo per contribuire a raggiungere l’obiettivo dell’ONU di sconfiggere l’epidemia di AIDS entro il 2030 per una generazione libera dall’AIDS».
Il punto della situazione sull’HIV in Italia
Per fare il punto della situazione epidemiologica dell’HIV in Italia e nel mondo, dei progressi ottenuti finora nella prevenzione e nel trattamento dell’infezione, nonché dell’importanza della collaborazione tra i diversi attori in campo (istituzioni, società scientifiche, associazioni, aziende) per raggiungere l’obiettivo auspicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di una generazione libera dall’AIDS, Viatris Italia ha organizzato l’evento “Una nuova era nella prevenzione dell’HIV: la rimborsabilità della PrEP, storico passo avanti nella lotta contro l’infezione”, che ha visto la partecipazione di esponenti di spicco del mondo clinico, istituzionale e delle associazioni.
Secondo Andrea Gori, direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Ospedale Luigi Sacco, professore ordinario di Malattie Infettive presso l’Università di Milano e presidente ANLAIDS Sezione Lombarda, «è ancora più importante avere un’arma come la PrEP rimborsata per aiutarci a contenere la diffusione dell’HIV nelle fasce di popolazione più fragili con comportamenti a rischio, ma anche di altre malattie sessualmente trasmissibili, dal momento che chi assume la PrEP è seguito dallo specialista infettivologo e deve sottoporsi a screening periodici che permettono di identificarle precocemente».
«Ritengo che la rimborsabilità della PrEP possa avere un impatto positivo», ha dichiarato Stefano Vella, docente di Salute Globale presso l’Università Cattolica (UCSC) di Roma.
«In primo luogo, l’offerta della terapia per prevenire l’infezione da HIV a carico del SSN, gratuita al cittadino, ci permetterà di evitare dei contagi e contenere la diffusione del virus, in particolare in fasce di popolazione a rischio, con una ricaduta positiva in termini di salute pubblica. Inoltre, l’impatto in termini economici della profilassi pre-esposizione rispetto al trattamento di una persona HIV positiva è decisamente inferiore, permettendo anche un risparmio a beneficio della sanità pubblica».
Al pari di un malato cronico
«Dal 1983, anno della prima identificazione del virus, abbiamo fatto innumerevoli passi avanti in ambito HIV e la rimborsabilità della PrEP rappresenta lo step più recente di questo percorso», ha commentato Andrea Antinori, direttore della UOC Immunodeficienze Virali all’INMI Spallanzani di Roma.
«L’efficacia della PrEP è da tempo confermata: se guardiamo al modello australiano, l’incidenza di HIV osservata in un periodo di tempo di tre anni è stata inferiore del 92% rispetto all’incidenza prevista in assenza di PrEP (almeno 20 per 1.000 persone/anno). Si stima che, con un’aderenza del 100%, l’incidenza si azzeri in almeno 5.000 persone/anno».
La medicina ha compiuto un percorso importante in ambito HIV, mettendo a disposizione dei pazienti farmaci sempre più efficaci, più tollerati e che semplificano l’aderenza alla terapia, portando il paziente con HIV al pari di un malato cronico.
Le terapie antiretrovirali, infatti, se regolarmente assunte, rendono la viremia non più rilevabile nel sangue, come sintetizzato anche nell’evidenza scientifica undetectable=untransmittable (non rilevabile = non trasmissibile).
Tuttavia, non esistono ancora farmaci in grado di curare e debellare il virus. Inoltre, molte persone scoprono solo tardivamente di essere state infettate, rischiando nel frattempo di propagare l’infezione.
Un grande risultato, ma non è un punto d’arrivo
In tale contesto, continuano ad avere grande importanza la promozione dell’uso corretto del preservativo e delle altre strategie preventive in combinazione con la PrEP, e anche i test per valutare la sieropositività, così da ottenere una prevenzione completa e proteggere ad ampio spettro la salute sessuale.
«I test per diagnosticare l’HIV, il preservativo e la PrEP», ha aggiunto Gori, «sono strumenti di prevenzione della diffusione del virus HIV, non alternativi l’uno all’altro, da far conoscere soprattutto ai giovani: a scuola o in famiglia di solito non si discute di HIV, è un tema da trattare di nascosto o sottovoce, che fa ancora paura. La nostra priorità, invece, deve essere un’educazione sessuale consapevole dei più giovani».
«Negli anni, la ricerca ha fatto moltissimo riguardo al virus dell’HIV e all’AIDS», ha ribadito Bruno Marchini, presidente Anlaids Onlus – Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS.
«Oggi la positività all’HIV è una condizione controllabile dal punto di vista clinico. Però, pensare che tale infezione sia un problema del passato è il più grande errore che si possa commettere. Proprio per questo continuiamo a divulgare l’importanza della corretta informazione sulla prevenzione, del test come routine, dell’accesso e dell’aderenza a un trattamento farmacologico efficace, mettendo sempre la persona al centro.
Infatti, l’HIV è trasversale in termini di genere, età e orientamento sessuale. Consapevoli che se riusciamo a evitare anche una sola nuova infezione ne è valsa la pena: la rimborsabilità della PrEP costituisce un elemento fondamentale in questa battaglia».
«Bisogna essere consapevoli che questo successo non rappresenta un punto d’arrivo», ha concluso Sandro Mattioli, Plus – Rete Italiana Persone LGBT+ Sieropositive, aps presidente.
«È un importante traguardo che ci impone di continuare a lavorare sia contro lo stigma (la paura del pregiudizio sociale allontana ancora molte persone dal test) sia per ampliare l’accesso al farmaco. Rispetto all’attuale distribuzione e alla prescrizione del farmaco per la PrEP, c’è ancora molto da fare.
Come associazione ci impegniamo a diffondere la notizia della rimborsabilità della PrEP, trasmettendo chiaramente il messaggio che le diverse forme di prevenzione vanno usate in combinazione se davvero vogliamo creare quella che l’OMS chiama “generazione senza AIDS”. Continuiamo ad attendere con fiducia nuovi passi avanti della ricerca in questo campo».