Ruolo del farmacista ospedaliero nel team palliativo

Nonostante i continui e costanti progressi terapeutici e tecnologici, i tumori restano tra le principali cause di morte al mondo: dati globali, riportati dall’OMS, parlano di circa 10 milioni di morti solo nel 2020. Non sempre le terapie oncologiche riescono a cronicizzare i tumori se non, addirittura, a eliminarli.
Spesso quello che il team clinico può fare è accompagnare il paziente alla morte, cercando di ridurne la crescita tumorale e migliorare i sintomi associati, oppure alleviarne il dolore se il paziente è terminale.

Questo ambito è appannaggio della medicina palliativa che, per funzionare al meglio, necessita di un team multidisciplinare e della conoscenza delle caratteristiche del paziente sin dagli esordi di malattia. Un percorso di affiancamento efficace deve infatti tenere conto delle caratteristiche del soggetto.

Un recente studio dell’Ospedale Universitario di Hradec Kralove, in Repubblica Ceca, valuta l’opportunitĂ  di inserire anche il farmacista ospedaliero all’interno del team di oncologia palliativa, dal momento che conosce le interazioni tra i farmaci: competenza quantomai utile nel momento nel caso di soggetti fragili, spesso con polimorbiditĂ  e quindi sotto terapia polifarmacologica.

Gli autori di questo studio open label, pubblicato su BMJ Supportive & Palliative Care, hanno quindi coinvolto 250 pazienti oncologici di etĂ  compresa tra 21 e 94 anni, con performance comprese tra 0 e 3 con la scala Embedded Image, visitati mensilmente a livello ambulatoriale.

Entro 48 ore dalla fine di ogni controllo, il farmacista ospedaliero della struttura ha rivalutato tutte le terapie farmacologiche in atto per ogni paziente, mettendo in evidenza i possibili problemi di interazione e di eventi avversi associati ai farmaci, sviluppando vere e proprie indicazioni da fornire al paziente. La forma scelta è interattiva, per favorire la collaborazione tra paziente e farmacista.

Inoltre, il farmacista ha condiviso con il team palliativo e il medico del paziente i propri suggerimenti per ridurre il rischio di eventi avversi, relativi al dosaggio dei farmaci, alla sostituzione di un farmaco con l’altro, alla durata dei trattamenti e così via.
Da sottolineare che il farmacista clinico ha messo in evidenza anche disturbi lievi, come diarrea, stitichezza e così via. Lievi ma comunque difficili da gestire in pazienti oncologici e, soprattutto, in grado di ridurre la qualità di vita. In tutto, nei 6 mesi di follow-up considerati, il farmacista è intervenuto in 509 checkup.

Lo studio ha evidenziato che il 54,8% dei pazienti coinvolti, ovvero 137, assumevano piĂą di un farmaco sistemico, arrivando in alcuni casi a superare i 10… Si è arrivati a contare anche 21 farmaci sistemici. Inoltre, il rischio farmaceutico maggiore è stato osservato in pazienti che assumono molecole contro l’ipertensione e beta-bloccanti.

Inoltre, le risposte fornite al questionario Integrated Palliative Outcome Scale, tradotto in ceco, rivelano miglioramenti nella qualitĂ  di vita dei pazienti. Gli autori concludono, quindi, che l’intervento del farmacista ospedaliero nel team palliativo sia utile per gestire al meglio le terapie farmacologiche assunte dai pazienti oncologici.

(Lo studio: Novosadova M, Filip S, Molnarova V, et al. Clinical pharmacist in oncology palliative medicine: drug compliance and patient adherenceBMJ Supportive & Palliative Care Published Online First: 01 June 2023. doi: 10.1136/spcare-2023-004212)