Polifarmacoterapia e inappropriatezza prescrittiva

La vita media si è allungata molto nel corso del ‘900, arrivando ad attestarsi intorno agli ottant’anni: ciò non significa, però, che le persone arrivino alla vecchiaia in salute. La maggior parte presenta delle patologie croniche e vive grazie ai progressi della medicina e della farmacologia in una condizione di polifarmacoterapia.

Al momento non esiste una definizione univocamente accettata del termine polifarmacoterapia, quindi ci si affida alla letteratura, dove il numero di farmaci assunti cronicamente utilizzato come cut-off per definire una situazione di polifarmacoterapia è spesso cinque.

Si tratta di una condizione diffusa nei Paesi occidentali: in Italia, per esempio, si stima che interessi circa la metà degli over 65. È altresì una condizione pericolosa, spesso associata in letteratura a un aumentato rischio di sviluppare eventi avversi farmaco correlati.
Il problema è che in molti casi vengono prescritti farmaci senza verificare se questi siano in qualche modo ridondanti o realmente necessari: c’è quindi un problema di appropriatezza. Caratteristiche che dovrebbe essere verificata almeno ogni 6-12 mesi.

La polifarmacoterapia può inoltre determinare nell’anziano una scarsa aderenza terapeutica, con ricadute più o meno gravi sulle patologie in cura. Infine, vanno considerati anche i costi sanitari associati a questa condizione, sia in termini di spesa farmaceutica, che di ricoveri legati a eventi avversi farmaco correlati. Dato l’aumento del numero di anziani nel mondo, va da sé che questo è un tema centrale della sanità.

Uno studio, condotto presso il Dipartimento di Farmacia Clinica della Facoltà di Farmacia della Hacettepe University di Ankara, in Turchia, si è concentrata sulla valutazione dell’appropriatezza della prescrizione ambulatoriale di farmaci negli anziani già in terapia con cinque o più farmaci. Nello specifico, il gruppo di lavoro ha selezionato 700 pazienti e ne ha rivalutato la politerapia, alla caccia di errori di prescrizione o omissioni di prescrizione. In tutto sono state rianalizzate 5226 prescrizioni.

I farmaci più prescritti in questa coorte sono antidiabetici, esclusa l’insulina, analgesici e antipiretici, betabloccanti, agenti contro le dislipedemie e farmaci per l’ulcera peptica e il reflusso gastro esofageo. In questo lavoro i ricercatori hanno utilizzato due strumenti, in particolare: la seconda versione dello STOPP (Screening Tool of Older People’s Potentially Inappropriate Prescriptions) e lo START (Screening Tool to Alert Doctors to Right Treatment). Gli autori hanno così constatato che oltre il 45% degli anziani coinvolti assumevano almeno un farmaco inappropriato, mentre oltre il 98% era in condizione di omissione di prescrizione.

Lo studio mette anche in evidenza l’associazione positiva tra inappropriatezza prescrittiva e numero di farmaci assunti dal paziente. Altri fattori che sembrano incidere sulla inappropriatezza sono lo scompenso cardiaco e il fatto di vivere da soli. La conclusione dello studio conferma quanto già accennato in apertura: perché il piano terapeutico sia ottimale è importante vigilare per evitare, o comunque individuare, le inappropriatezze prescrittive. Un lavoro che può essere effettuato al meglio proprio dal farmacista clinico.

(Lo studio: Kelleci Çakır B, Kızılarslanoğlu MC, Kılıç MK, Tuna Doğrul R, Kuyumcu ME, Bayraktar Ekincioğlu A, Başol M, Halil M, Demirkan K. Assessment of the Appropriateness of Prescriptions in a Geriatric Outpatient Clinic. Turk J Pharm Sci. 2022 Feb 28;19(1):54-62. doi: 10.4274/tjps.galenos.2021.77010. PMID: 35227050)

Stefania Somaré