Pancreatite farmaco-correlata, qual è il ruolo del farmacista ospedaliero?

Lieve nel 90% circa dei casi, la pancreatite può svilupparsi in forme più severe che possono richiedere interventi chirurgici e che si associano a tassi di mortalità del 10-20%.

A livello globale, l’incidenza di questa infiammazione sta crescendo, sia per una maggiore capacità diagnostica sia per una maggiore diffusione dei fattori di rischio, come l’alcolismo, il fumo e un alto livello di trigliceridi nel sangue. Attualmente si stima un’incidenza globale tra 5 e 30 casi ogni 100.000 abitanti l’anno.

La causa principale della pancreatite è la presenza di calcoli biliari, ma possono esserci anche eventi associati all’assunzione di particolari farmaci, tra i quali simvastatina, L-asparaginasi, mesalazina, azatioprina, codeina e ibupofene, tutti indicati dalla farmacovigilanza.

Dato che una pancreatite farmaco-correlata non presenta sintomatologia specifica, spetta al clinico diagnosticarla, di solito per esclusione, verificando se l’infiammazione è iniziata in seguito all’avvio di una nuova terapia farmacologica.

In questo contesto s’inserisce una revisione libanese, che ha cercato di definire il ruolo del farmacista ospedaliero nell’individuazione e gestione delle pancreatiti farmaco-correlate. Questo ruolo risulta essere centrale. Non solo il farmacista ospedaliero ha la competenza per individuare il farmaco eventualmente responsabile della pancreatite, ma può anche inserirsi con agio nel percorso terapeutico, basato su una fluidoterapia che la revisione suggerisce venga effettuata con soluzione fisiologica o con Ringer lattato.

Il farmacista ospedaliero può inoltre contribuire alla scelta della migliore modalità di nutrizione che, a seconda dei casi, può essere basata su cibo solido a basso contenuto di grassi o su cibo liquido, dispensato in modalità enterale o parenterale.

Gli autori sottolineano anche il ruolo del farmacista ospedaliero nella gestione del dolore e, in particolare, degli oppioidi, e degli antibiotici, non sempre necessari in questi pazienti. Occorre quindi capire quando utilizzarli e scegliere il più adeguato al caso.
La gestione degli antibiotici è particolarmente importante, perché si inserisce nel contesto delle strategie di contenimento dell’antibiotico resistenza.
Da ultimo, ma non per importanza, la revisione sottolinea la possibilità che sia il farmacista ospedaliero a gestire l’incontro informativo pre-dimissioni, suggerendo di seguire una dieta a basso carico di grassi, di smettere di fumare, di non bere alcol e di sottoporsi agli esami di follow-up.

Secondo questo studio, l’intervento del farmacista ospedaliero permette di gestire al meglio i pazienti con pancreatite, diminuendo anche i costi sanitari associati. La revisione è stata condotta dalla Scuola di Farmacia della Lebanese American University e dal Saint George Hospital University Medical Center di Beirut, con la partecipazione del tedesco Saarland University Medical Center.

(Lo studio: Jad El Tom, Alisar Serhan, Tarek Safi, Wissam K Kabbara. Summary of the Clinical Pharmacist’s Role in the Management of Acute Pancreatitis: A Clinical Review. International Journal of Hospital Pharmacy, 2021, 6:41. DOI: 10.28933/ijhp-2021-06-0605)

Stefania Somaré