Nonostante gli avanzamenti della ricerca medica in ambito oncologico, ci sono ancora tipologie tumorali difficili da curare e a prognosi infausta.

Uno dei più temuti è l’adenocarcinoma del pancreas, confermato da “I numeri del cancro 2023” come il tumore a minore sopravvivenza: quella a 1 anno dalla diagnosi si attesta sul 34% nell’uomo e sul 37,4% nella donna, mentre quella a 5 anni rispettivamente sull’11% e sul 12%. Nel 2022 in Italia sono state 14.500 le nuove diagnosi, per lo più in soggetti di età compresa tra i 50 e gli 80 anni.

Tra le caratteristiche che rendono questo adenocarcinoma così pericoloso ci sono: l’assenza di sintomatologia nelle fasi iniziali che determina diagnosi tardive; la localizzazione che ne rende la resezione spesso complessa; la biologia peculiare; l’assenza di trattamenti specifici. La forma metastatica è ancora più difficile da trattare con qualche successo a causa dello strato stromale denso che la caratterizza e che non fa penetrare i farmaci.

Per tutte queste caratteristiche, il tumore al pancreas dovrebbe essere trattato in centri ad alta specializzazione, come conferma Michele Reni, direttore del Programma Strategico di Coordinamento Clinico del Pancreas Center dell’IRCCS Ospedale S. Raffaele di Milano: «Per una corretta e tempestiva diagnosi è fondamentale rivolgersi a un centro specializzato, come le Pancreas Unit, con un percorso diagnostico-terapeutico assistenziale predefinito e integrato, personale competente e elevati volumi di trattamento. Nel nostro Paese non sono attualmente molti i centri che possono offrire questa gestione del paziente a 360 gradi». Oggi per i pazienti con adenocarcinoma al pancreas metastatico è disponibile un’opzione terapeutica di seconda linea, l’unica approvata, ovvero l’irinotecano liposomiale pegilato (Nal-IRI).

Un farmaco basato sulla nanotecnologia liposomiale

Per facilitare la penetrazione del farmaco nel tessuto stromale del tumore gli sviluppatori di Nal-IRI hanno racchiuso il principio attivo, ovvero l’irinotecano, in vescicole liposomiali nano: una volta nell’organismo, queste vengono assorbite dai macrofagi che poi ne liberano il contenuto nelle cellule tumorali, dove andrà nel nucleo per bloccarne la replicazione. Nal-IRI viene utilizzato in associazione ad altri farmaci antitumorali, come il 5-fluorouracile (5-FU) e il leucovorin (LV).

La soluzione terapeutica ha da poco ricevuto l’approvazione della statunitense FDA per l’uso anche in prima linea negli adulti affetti da adenocarcinoma pancreatico metastatico. Gli studi che hanno permesso questo passaggio sono di fase III, NAPOLI- 1 e NAPOLI-3. Il primo ha in particolare dimostrato l’efficacia di questa associazione nell’allungare la sopravvivenza mediana di 4,2 – 6,1 mesi rispetto ai soli 5-FU e LV e nel ridurre il rischio di morte del 33%.

Michele Milella, professore di oncologia e direttore della Divisione di Oncologia medica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona aggiunge: «I risultati di NAPOLI-1 hanno dimostrato un vantaggio sia in termini di risposte obiettive, sia di tempo alla progressione e sia di sopravvivenza globale nel gruppo trattato con la combinazione dei due farmaci. Nal-IRI rappresenta lo schema di riferimento per la seconda linea terapeutica, grazie a una maggiore tollerabilità, un’efficacia più solida e un vantaggio in termini sia di sopravvivenza che di qualità di vita». Ai dati clinici se ne affiancano altri ottenuti in “real world”. 

Nal-IRI confermato efficace anche dall’Evidence Real World

Sara Lonardi, direttore Facente Funzione dell’Oncologia 3 dell’Istituto Oncologico Veneto sottolinea: «I dati raccolti hanno dimostrato una riduzione della malattia nel 12% dei pazienti trattati con Nal-IRI, un dato sicuramente non trascurabile per questo tipo di neoplasia. Grazie a questo trattamento siamo in grado di controllare la malattia, fermandone la progressione per un periodo nel 41% dei pazienti. Avere a disposizione un nuovo farmaco, oltre a dare un beneficio concreto, come dimostrato dallo studio registrativo e dagli studi di Real World Evidence, significa poter dire che finalmente abbiamo a disposizione una novità per il trattamento per questo tipo di tumore. Ritardare la progressione di malattia, vuol dire anche ritardare l’insorgenza di nuovi sintomi, in particolar modo il dolore e il calo di peso».

Non mancano i risvolti psicologici di questa novità. Ricevere una diagnosi di tumore al pancreas può suonare come una sentenza di morte, ciò non aiuta i pazienti e i loro caregiver, ma neanche i medici a lottare con la giusta dose di speranza. Ora è possibile dire loro che c’è una possibilità.