MICI e terapia immunomodulante

Con un’incidenza sulla popolazione dei paesi industrializzati di circa 1 caso ogni 200-300 persone, si stima che in Italia vi siano circa 250 mila persone affette da Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI), patologie che mostrano un picco di incidenza tra i 15 e i 20 anni e tra i 35 e i 40 anni.

Un 20% dei pazienti riceve diagnosi addirittura in età pediatrica. Per molti di questi pazienti la condizione patologica diventa debilitante, rendendo difficile tanto seguire il proprio percorso scolastico o lavorativo, quanto crearsi una vita sociale stabile.

I farmaci biologici immunomodulanti e le small molecules sono tra le terapie utilizzate per trattare i casi di rettocolite ulcerosa e malattia di Crohn in fase moderata-grave. Farmaci che, nel tempo, si sono dimostrati non solo efficaci, ma anche sicuri, se gestiti all’interno di un percorso multidisciplinare che veda la partecipazione di reumatologo, dermatologo e oculista.

Non è raro, infatti, che nel tempo gli immunomodulanti possano dare effetti collaterali a carico di sistemi e apparati del corpo, come psoriasi e artrite, ma questi possono essere efficacemente individuati e trattati se si lavora in team.

Spiega Daniela Pugliese, gastroenterologa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma: «sono eventi rari che colpiscono solo una minoranza di pazienti sia affetti da MICI ma anche da altre patologie, quali quelle reumatologiche. Nel corso degli anni con il supporto dei colleghi specialisti, abbiamo imparato a gestire le manifestazioni, che in alcuni casi si presentano in forme lievi, gestibili senza dover modificare la terapia immunomodulante di fondo, in altri invece risulta necessario una sospensione definitiva con il passaggio ad altro farmaco».

La multidisciplinarietà è quindi condizione necessaria per utilizzare questi farmaci in modo sicuro. Altro rischio derivante dall’uso di terapie immunomodulanti è lo sviluppo di Herpes Zoster.

Herpes Zoster e prevenzione

I pazienti con MICI, esattamente come i soggetti sani, entrano in contatto con Herpes Zoster da bambini, contraendo la varicella. L’uso di immunosoppressori in soggetti con rettocolite ulcerosa o malattia di Crohn aumenta però il rischio di riattivazione del virus, rischio che può essere ricalibrato con l’uso di un vaccino ricombinante, approvato per i soggetti sotto terapia immunomodulante.

Ne parla Marianna Franco, afferente alla Uoc di Gastroenterologia dell’Ospedale Santa Maria del Prato di Feltre e medico in formazione specialistica in Allergologia e Immunologia Clinica presso l’Università degli studi di Padova: «nel nostro studio prospettico, tra i primi del genere in letteratura abbiamo valutato la capacità di indurre una risposta immunitaria di questo vaccino ricombinante in un centinaio di pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali in terapia immunosoppressiva.
I nostri risultati dimostrano come la vaccinazione si associ ad una robusta risposta immunitaria, indipendentemente dal tipo di terapia immunosoppressiva usata. Un altro dato importante riguarda la sicurezza perché non si sono verificati eventi avversi severi legati alla vaccinazione».
Vediamo infine come gestire le terapie immunomodulanti in caso di chirurgia.

Applicazioni specifiche dei farmaci immunomodulanti

In alcuni casi le terapie immunomodulanti vengono prescritte con azione preventiva ai pazienti con MICI: è il caso, per esempio, di soggetti con malattia di Crohn che devono essere sottoposti a chirurgia e che mostrano almeno un fattore di rischio di recidiva.

Se il paziente è in remissione di malattia occorre però calibrare bene il rapporto costo/beneficio di avviare una profilassi immunomodulante. La domanda cui si sta cercando di rispondere con il trial clinico SOPRANO-CD è se sia utile o meno attendere gli esiti di una colonscopia precoce a sei mesi dall’intervento per avviare la profilassi o meno.