Metoprololo, possibile arma contro il Covid grave

Scoperto nel 1969 dai ricercatori Bengt Ablad ed Enar Carlsson, il metoprololo, un farmaco beta-bloccante impiegato per trattare ipertensione, infarto, aritmie cardiache, potrebbe ora essere utilizzato nella terapia dei pazienti in condizioni critiche affetti da Covid.

È quanto emerge da uno studio realizzato dal team di Borja Ibanez, direttore del Laboratorio traslazionale di imaging e cardiovascolare del Centro Nacional de Investigaciones Cardiovasculares di Madrid, e pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology.

Il presupposto del lavoro è stato che la sindrome da distress respiratorio acuto, una delle possibili gravi conseguenze del virus, che richiede l’intubazione ed è associata a un’elevata mortalità, è provocata dall’infiammazione dei neutrofili. Occorreva, quindi, ridurre l’impatto di tali globuli bianchi. Su questo si sono concentrati i ricercatori spagnoli, osservando che la “vecchia” molecola usata in ambito cardiovascolare ha un effetto molto selettivo sui neutrofili iperattivati.

Risultati positivi

Per dimostrare la loro ipotesi, hanno avviato uno studio pilota, durante il quale hanno esaminato venti pazienti con Covid grave recentemente intubati, suddividendoli in due gruppi: a uno hanno somministrato metoprololo per via endovenosa (15 milligrammi al giorno per tre giorni), all’altro un placebo.

Hanno, quindi, monitorato l’infiltrato infiammatorio nel liquido broncoalveolare prima e dopo il trattamento, oltre all’evoluzione clinica per quanto riguarda l’ossigenazione e il numero di giorni trascorsi in ventilazione meccanica.

Risultati? Il farmaco ha ridotto significativamente l’infiltrazione dei neutrofili nei polmoni e ha migliorato in modo rapido l’ossigenazione dei pazienti. Di conseguenza, questi ultimi avevano bisogno di meno giorni in ventilazione meccanica e quindi di meno giorni di ricovero in terapia intensiva.

Attenzione, però, perché – come chiarisce Agustin Clemente-Moragon, co-firmatario del lavoro – «l’effetto terapeutico si ottiene solo con il metoprololo e non con altri beta-bloccanti apparentemente simili, come del resto è stato già dimostrato da un precedente studio sperimentale».

In programma un altro studio

«Anche se i risultati devono essere confermati da una ricerca più ampia, il farmaco risulta promettente, sicuro ed economico, con costi di trattamento giornalieri inferiori ai due euro», sottolinea Ibanez. In proposito, il suo team di ricerca ha ricevuto un finanziamento dall’Instituto de Salud Carlos III per condurre uno studio, chiamato Maiden, che dimostri definitivamente i benefici del metoprololo in 350 pazienti con distress respiratorio acuto ricoverati in 14 unità di terapia intensiva.

Paola Arosio