Melanoma metastatico non al cervello e sinergia tra radioterapia e terapia a bersaglio molecolare

Il melanoma rappresenta il 9% dei tumori giovanili negli uomini e il 7% nelle donne. Causato principalmente da eccessiva esposizione ai raggi UV, solari e artificiali, in assenza di protezione adeguata, questo tumore colpisce soprattutto nella fascia d’età 45-50 anni, anche se l’età della diagnosi si è abbassata, mentre l’incidenza è raddoppiata nel corso di un decennio.
Nel mondo, questo tumore cutaneo è il diciassettesimo più comune e nel 2020 ha contato oltre 150.000 diagnosi.

La prognosi cambia a seconda dello spessore della lesione, essendo definita dalla Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro semplice per lesioni inferiori a 1 mm e via via più complessa al crescere dello spessore. Esistono 4 stadi per il melanoma, ai quali va aggiunto lo stadio 0, che indica melanoma in situ (che interessa solo lo strato superiore della cute).
In base allo stadio si stabilisce la terapia adeguata.
Negli anni la chemioterapia è stata in parte sostituita dalla radioterapia e dalla terapia a bersaglio molecolare, spesso usate in sinergia. In particolare, la terapia a bersaglio molecolare oggi è uno standard di cura.

Questo trattamento può essere indirizzato alla proteina PD-1, alla proteina PD-L1 o alla proteina CTLA-4. Se si sceglie uno solo di questi bersagli, la risposta va da 0% a 17%, mentre in sinergia si può arrivare al 33%.
Secondo una metanalisi coreana del 2020, si può avere un vantaggio terapeutico associando terapia a bersaglio molecolare e radioterapia (doi: 10.3348/kjr.2020.0728). Questo lavoro si concentra, però, solo sul melanoma metastatico al cervello.
Una metanalisi più recente condotta dal Dipartimento di Otorinolaringoiatria e Chirurgia del Collo del Beijing Tongren Hospital, in Cina, ha verificato se la sinergia sia valida anche per il melanoma metastatico in altre aree del corpo.

Gli esiti non sono altrettanto chiari. Basandosi su 9 studi, 7 retrospettivi e 2 prospettici e un totale di 624 pazienti, gli autori hanno cercato di verificare la sopravvivenza totale, la sopravvivenza senza progressione della malattia, la risposta al trattamento e gli effetti avversi per il trattamento sinergico e la sola terapia a bersaglio molecolare.
La metanalisi conferma che, se combinati, i due trattamenti permettono di ottenere un tasso di risposta maggiore, del 35% contro il 20,39% della sola terapia a bersaglio molecolare, ma non ci sono differenze statisticamente significative nella sopravvivenza generale.

Per la sopravvivenza priva di progressione a 6 mesi non è stata rilevata alcuna differenza, mentre ci sono miglioramenti significativi a 12 mesi dal trattamento.
Nessun effetto avverso aggiuntivo è stato individuato nel trattamento sinergico.

Gli autori sottolineano, però, un aspetto essenziale: nessuno degli studi individuati in letteratura è randomizzato controllato.
La metanalisi evidenzia, comunque, un potenziale effetto positivo dell’uso combinato di radioterapia e terapia a bersaglio molecolare per i melanomi metastatici in aree diverse del cervello, almeno per quanto riguarda la qualità della vita dei pazienti.

(Lo studio: Yin G, Guo W, Huang Z, Chen X. Efficacy of radiotherapy combined with immune checkpoint inhibitors in patients with melanoma: a systemic review and meta-analysis. Melanoma Res. 2022 Apr 1;32(2):71-78. doi: 10.1097/CMR.0000000000000800. PMID: 35254329)

Stefania Somaré