Leucemia linfatica cronica, nuovo inibitore della tirosin-chinasi

Leucemia linfatica cronica (fonte: Mary Ann Thompson, Wikipedia)

Nell’85% dei casi colpisce gli over 60, per lo più uomini: si tratta della leucemia linfatica cronica, la più comune delle leucemie, dato che rappresenta circa il 33% dei casi totali. In Italia si stima che ogni anno di ammalino di questa forma neoplastica 2.750 persone i cui linfociti B si alterano, accumulandosi non solo nel sangue, ma anche in milza, linfonodi e midollo osseo. Nella maggioranza dei casi, inizialmente la patologia e asintomatica… subentra poi anemia e maggiore predisposizione a emorragie e infezioni.

In alcuni soggetti, poi, si sviluppano sintomi sistemici, come febbre, sudorazione abbondante e perdita di peso. Finché non si sviluppano sintomi i pazienti vengono seguiti per valutare lo stato della malattia, a meno che non si evidenzi un aumento esagerato del numero di linfociti presenti nel sangue… in questo caso, o nel momento in cui compaiono i primi sintomi, si avviano i trattamenti.

Questi sono principalmente di due tipologie: chemioterapia e immunoterapia. In quest’ultimo caso, un target terapeutico è la tirosin-chinasi di Bruton (BKT) perché questa proteina svolte un ruolo fondamentale nello sviluppo dei Linfociti B. Gli inibitori BKT sono utilizzati nella cura di varie forme di leucemia. Dal 2017 accanto all’immunoterapico di prima generazione Ibrutinib è stato approvato anche l’immunoterapico di nuova generazione Acalabrutinib, indicato però per i linfomi non Hodgkin a cellule mantellari recidivanti.

I ricercatori hanno studiato il farmaco anche per la leucemia linfatica cronica, ottenendo ottimi risultati. Lo studio si chiama ELEVATE-RR, è multicentrico e randomizzato, di fase 3, e mette a confronto i profili di sicurezza dei due farmaci. 533 i pazienti coinvolti, 268 assegnati al gruppo che ha assunto due volte al giorno 100 mg di Acalabrutinib e 265 al gruppo che ha assunto 420 mg una volta al giorno di Brutinib.

Lo studio indica il nuovo farmaco come non inferiore al farmaco tradizionale nel garantire la sopravvivenza libera da progressione della malattia. Sono stati poi valutati altri endpoint: incidenza di fibrillazione atriale, incidenza delle infezioni di terzo grado, incidenza della progressione della malattia e sopravvivenza generale.

Ed ecco i risultati, presentati di recente presso il congresso dell’American Society of Hematology (ASH): i pazienti che hanno assunto Brutinib hanno avuto eventi più frequenti di fibrillazione atriale, così come di ipertensione e sanguinamento, ma anche di diarrea, atralgia, lombalgia, spasmi muscolari, dispnea e infezioni del tratto urinario. Di contro, Acalabrutinib si associa più frequentemente a cefalea e tosse.

(Lo studio: Hillmen P, Byrd JC, Ghia P, et al. First results of a head-to-head trial of acalabrutinib versus ibrutinib in previously treated chronic lymphocytic leukemia. Abstract #S145. Presented at the EHA2021 Virtual Congress, June 9-17, 2021)

Stefania Somaré