Oggi più che mai il ruolo del farmacista ospedaliero non può essere limitato all’ordine, all’acquisto e alla gestione dei farmaci e alla produzione di farmaci galenici su indicazioni mediche. Oggi più che mai, il farmacista ospedaliero deve stare accanto al paziente, conoscerne la storia clinica e le terapie già in uso per individuare il farmaco più adatto al singolo caso. Non solo: deve poter supportare gli esperti.
Per supportare i colleghi nell’acquisizione di questa nuova visione professionale, Davide Zenoni, farmacista ospedaliero e direttore dell’ASST Nord di Milano, da qualche anno ha sviluppato il laboratorio interattivo LAB L.I.F.E.
«Negli anni ho visto centinaia di giovani farmacisti, sono arrivato ad avere in una sola edizione 670 colleghi. Spesso, dopo il corso, molti giovani colleghi mi chiamano per confrontarsi. Uno dei confronti più interessanti in questi mesi di pandemia è stato individuare metodiche per la nutrizione per pazienti Covid. La nutrizione è un farmaco e siamo stati chiamati a intervenire perché il paziente Covid in Terapia Intensiva non è in grado di nutrirsi. Ci siamo così confrontati individuando nuove procedure».
Questo tipo di visione e approccio potrebbe essere utile anche per i farmaci orfani. Lo spiega Davide Zanon, coordinatore Area Scientifica Galenica Clinica di SIFO: «è forte la potenzialità dei preparati galenici nel risolvere problemi legati ai farmaci orfani. Lo sviluppo dei medicinali galenici può essere socialmente impattante e può esserlo anche dal punto di vista dell’innovazione sociale, sia perché supplisce alla mancanza di terapie efficaci, rispondendo alle “promesse di cura” verso il paziente, sia perché trasferisce l’innovazione tecnologica nella medicina.
Attualmente – ha aggiunto Zanon – non ci sono tecnologie particolarmente innovative con cui operare nella farmacia galenica, noi lavoriamo su forme farmaceutiche e l’importanza della personalizzazione è legata al singolo paziente: non lavoriamo sulla quantità, ma sulla qualità e l’attuale tecnologia ricopre fortemente l’esigenza terapeutica di ogni paziente.
Mentre è importante, più importante, che ci sia rete: la continuità tra ospedale e territorio concretamente si realizza facendo rete con i distretti, le farmacie di comunità, il territorio, il lavoro multidisciplinare.
Perché il paziente una volta dimesso va seguito a casa e, dipende da Regione e Regione, bisogna costruire un ponte, un percorso, che garantisca la continuità dell’ospedale sul territorio avvalendosi delle strutture sanitarie territoriali e delle farmacie di comunità, agevolando l’accesso alla terapia, riconciliandola, facendosi carico del paziente a casa interagendo con le diverse figure che sono impegnate in questo percorso di cura. Io lavoro nel settore pediatrico e a volte mi viene chiesta una nuova preparazione (galenica) e mi pongo delle domande: come possiamo garantire una continuità sul territorio? Il genitore/tutore è correttamente formato alla somministrazione/gestione della terapia? La forma farmaceutica è adeguata alla somministrazione o necessita di essere riformulata? Come posso riconciliare la terapia? Con la SIFO e la SIFAP, ovvero la Società italiana farmacisti preparatori, si sta lavorando su questo aspetto, pensando a delle reti che si agganciano sul territorio in modo organico, ci sono Regioni più avanti, altre meno. È un processo lungo». Questi cambiamenti continui richiedono formazione e aggiornamento: ecco perchè Zenoni e Zanon hanno annunciato di realizzare un manuale che possa essere di riferimento ai più giovani.
Stefania Somaré