Ogni anno nel mondo vengono eseguiti più di 6 mila trapianti di polmone in pazienti adulti, la maggioranza dei quali nelle Americhe. In Europa si parla di circa 2 mila casi l’anno, mentre in Italia nel 2022 i casi sono stati 138, in netto aumento rispetto all’anno precedente.
I numeri citati sono però soggetti a fluttuazioni che dipendono per lo più variabilità della disponibilità dei polmoni da trapiantare: rispetto ad altri organi solidi, i polmoni sono spesso coinvolti negli ultimi stadi delle patologie che portano alla morte i possibili donatori, o quantomeno nelle manovre salvavita messe in campo, come la ventilazione forzata.
Inoltre, il parenchima polmonare è molto delicato e si rovina facilmente. Fortunatamente negli ultimi anni sono state messe a punto procedure che permettono di migliorare lo stato di polmoni non perfetti per consentirne l’uso nei trapianti, come la perfusione. Avere un polmone a disposizione non significa, però, essere certi di ottenere un successo terapeutico, in primis perché l’intervento stesso è complesso.
Inoltre, nel post operatorio possono verificarsi una serie di complicanze, tra le quali la primary graft dysfunction (PDG), un grave danno del tessuto polmonare legato a eventi ischemici da perfusione che si manifesta entro le 72 ore dall’intervento stesso. La PDG è la prima causa di morte in questa popolazione di pazienti e può presentare un quadro lieve, moderato o grave, ognuno dei quali richiede uno specifico protocollo di trattamento. L’intento generale è però quello di ridurre l’incidenza dell’evento, con azioni preventive.
Uno studio condotto dal Barnes-Jewish Hospital e dalla divisione della Washington University di Saint Louis, in collaborazione con l’Ochsner Medical Center di New Orleans, valuta l’efficacia preventiva sulla PDG della statina somministrata prima del trapianto.
Lo studio è retrospettivo e ha preso in considerazione 357 pazienti sottoposti a trapianto bilaterale di polmone tra il settembre 2012 e il dicembre 2019. Di questi, 107 erano stati trattati con statina prima dell’intervento, mentre i restanti 250 no. La percentuale di occorrenza della PDG è stata elevatissima, su questo campione, pari al 72%: 99 casi gravi, 59 casi moderati e 99 lievi.
Per quanto riguarda l’uso di statina, a una rapida occhiata questa sembrerebbe diminuire l’incidenza di PDG (64.5% contro il 75.2%), ma analizzati in modo multinominale gli stessi dati non evidenziano associazioni significative, tanto che gli autori concludono che la terapia con statina pre-trapianto non incide sullo sviluppo della primary graft dysfunction. Tuttavia, il lavoro non tiene conto delle differenti dosi di statina somministrate, né fa associazioni tra uso di statina e gravità della PDG: tutti aspetti che sarebbe meglio indagare con nuovi studi.
(Lo studio: Yuenger V, January S, Fester K, McCloskey M, Hachem R. Impact of Pre-Lung Transplant Statin Use on the Development of Primary Graft Dysfunction. Pharmacotherapy. 2023 Jan 31. doi: 10.1002/phar.2770. Epub ahead of print. PMID: 36722027)