Ai direttori sanitari è chiesto sempre più insistentemente di contenere le spese: Women for Onology Italia si chiede se ciò potrebbe ridurre la possibilità di cura del carcinoma mammario.
L’avanzamento scientifico ha permesso di sviluppare farmaci innovativi per la cura del carcinoma mammario: si tratta però di farmaci costosi e c’è il rischio, percepito da alcuni addetti ai lavori, che solo poche donne possano goderne. I direttori scientifici delle strutture ospedaliere devono infatti ridurre costantemente la spesa, in nome della sostenibilità.
Per questo Women for Oncology (W4O) Italy, associazione che riunisce le oncologhe italiane, chiede alle istituzioni e alla politica di tenere conto della parità di accesso alle cure, quando stabiliscono i criteri di spesa sostenibile del SSN.
Spiega Rossana Berardi, presidente di W4O: «in futuro le terapie innovative, tra cui appunto gli anticorpi farmaco-coniugati, ma non solo, permetteranno di aspirare ad aspettative di vita maggiori rispetto alle terapie standard.
Occorre ripensare il sistema di rendicontazione attuale delle strutture ospedaliere, che valuta principalmente il costo del farmaco, mentre quello a cui si dovrebbe puntare è, a nostro avviso, una rivoluzione culturale che abbia come obiettivo la salute e la possibilità di guarigione delle persone.
Che valuti cioè l’intero percorso di cura del paziente. Se le aspettative di vita si allungano e la qualità della vita migliora, se si consente a una donna di avere molti mesi o anni in più di vita, questo si traduce anche in minori costi in prospettiva per la società e per il sistema sanitario».
Durante l’evento “Donne che curano”, tenutosi presso la Sal della Regina a Montecitorio, le protagoniste hanno anche denunciato il fenomeno del gender gap, mai così evidente in Italia: il Global Gender Gap Report del 2024 pone il nostro Paese all’87° posto, dopo Uganda, Etiopia, Paraguay e Togo. L’anno scorso eravamo al 79°.
Secondo il direttivo di W4O il nostro SSN dovrebbe includere sempre più persone non binarie. Infine, occorre bilanciare meglio l’equilibrio vita privata/ vita lavorativa, per consentire alle donne della Sanità che lo desiderino di diventare madri, ma non solo.
Reti oncologiche
Riprende Berardi: «le reti garantiscono due importanti fattori: tempestività e coordinamento. Il paziente deve essere curato con la massima efficacia. Il minor disagio possibile è raggiunto attraverso un percorso scandito da un preciso avvicendamento di fasi, dalla diagnosi al percorso terapeutico. Solo il coordinamento tra le strutture ospedaliere e quelle territoriali può fornire al paziente la migliore efficacia terapeutica possibile.
Tuttavia, sono necessarie risorse adeguate, un sistema di rendicontazione che tenga conto dell’intero percorso e degli esiti in termini di salute e guarigione e una fattiva istituzionalizzazione delle reti oncologiche in tutte le regioni, che abbia come unico obiettivo l’efficienza della presa in carico dei pazienti».
Per risollevare il SSN serve inoltre, secondo la vicepresidente dell’associazione, prof.ssa Domenica Lorusso, «investire in prevenzione, ridurre gli sprechi, fare rete con il territorio, investire in ricerca e tecnologia e volgere lo sguardo ai soggetti finora poco considerati dalla medicina oncologica.
Stiamo parlando soprattutto di pazienti transgender o dall’identità fluida e dei migranti, finora poco coinvolti dal personale medico a causa della difficoltà a fornire cure mirate e adatte alle esigenze di ciascuno».
Migliorare il SSN significa anche offrire maggiori opportunità a tutti i cittadini, al di là del loro orientamento sessuale e percezione di genere.