Ipercolesterolemia, ruolo del farmacista ospedaliero in corretta aderenza a linee guida

L’ipercolesterolemia è una delle cause principali di patologia cardiovascolare perché incentiva la formazione di placche aterosclerotiche.
Se si considera che ogni anno muoiono al mondo per malattie cardiovascolari oltre 17 milioni di persone, e che di queste l’80% muore per infarto e ictus, ci si rende conto che una buona gestione del colesterolo è fondamentale per la salute.

Non a caso, nel 2013 l’American College of Cardiology ha stilato delle linee guida per ridurre il livello di colesterolo nel sangue degli adulti e prevenire così l’aterosclerosi.

L’ultima versione di questo documento risale al 2018 e sottolinea l’esigenza di dividere i pazienti a rischio in 4 categorie, a seconda del tipo di statine più efficaci, e di basare la terapia con statine su un livello di intensità adeguato. Infine, si consigliava di valutare per alcune categorie di pazienti l’aggiunta di una terapia con inibitori PCSK9 ed ezetimibe. L’aderenza terapeutica ha qui un ruolo fondamentale per raggiungere gli obiettivi sperati.

Purtroppo, l’uso prolungato di statine può tradursi in dolori muscolari e debolezza, disturbi epatici, problematiche intestinali e altro, così che molti pazienti non seguono la terapia con la giusta regolarità.
Il farmacista ospedaliero ha un ruolo importante nell’incentivare la compliance dei pazienti alla terapia prescritta.

Questo il focus di un recente studio degli Emirati Arabi Uniti, Paesi caratterizzati da alta presenza di dislipidemia negli adulti (75%).
Gli autori hanno coinvolto 272 pazienti tra quelli che si sono presentati presso la Medicina Interna dell’Ospedale di Al Ain City.

I soggetti sono stati seguiti da un farmacista ospedaliero che ne ha valutato i valori clinici e ha stabilito se fosse necessario modificare la prescrizione per farla aderire alle suddette linee guida. Gli autori hanno quindi valutato quale fosse l’aderenza alle linee guida prima e dopo questo intervento dei farmacisti clinici.

In particolare, sono stati valutati alcuni parametri: appropriatezza della dose assunta, necessità di seguire una terapia addizionale senza statine, il numero e il tipo di raccomandazioni seguire dal farmacista e il livello di accettazione delle stesse da parte del medico che ha in cura il paziente.

Ed ecco i risultati. L’intervento del farmacista ospedaliero si è tradotto in 310 raccomandazioni in tutto. 18 di queste riguardano pazienti con livelli di colesterolo LDL inferiori a 70 mg/di: in alcuni casi si suggeriva di aggiungere una terapia con statine a pazienti non ancora in cura, in altri di aumentare o diminuire il livello di intensità della terapia e, infine, in altre ancora di sospendere l’assunzione di altri agenti che riducono il livello di grassi nel sangue.

Interessante osservare che i medici hanno accolto solo il 22% di queste raccomandazioni.
Il numero più alto di raccomandazioni riguarda i pazienti con colesterolo LDL compreso tra 70–189 mg/dl: in questo caso il farmacista ha suggerito di iniziare la terapia con statine, avviare la terapia con ezetimibe fermando quella con altri agenti che inibiscono l’assorbimento di colesterolo, aumentare o ridurre il livello di intensità della terapia. In questo caso, l’accettazione da parte dei medici è salita al 79.4%.

Ancora maggiore (93.2%) l’accordo con le indicazioni del farmacista quando il paziente presenta livelli di LDL-colesterolo maggiori di 189 mg/dl.
Sembra, quindi, che il medico sia pronto ad accogliere suggerimenti dal farmacista clinico per pazienti con colesterolemia alta.

Lo studio conferma anche che l’intervento del farmacista ospedaliero fa aumentare il livello di aderenza alle linee guida dell’ACC: si è passati dal 60.3% al 92.6%.

Non solo. Il numero di pazienti sottoposti alla giusta intensità di cura è passato dal 47.6% al 94.4%, l’uso dell’ezetimibe in associazione alle statine è aumentato del 22.1%, attestandosi sul 30.6%, mentre è stato introdotto l’uso degli inibitori PCSK9, prima allo 0%. Infine, si è vista una riduzione degli altri inibitori dell’assorbimento di colesterolo, prima usati nel 14.6% dei pazienti e poi passati al 3.2%.

Gli autori ne deducono che la collaborazione tra medico e farmacista clinico sia molto importante per adeguarsi alle linee guida dell’ACC e fornire quindi una terapia curativa e preventiva adeguata.

(Lo studio: AlAhmad MM, ZainAlAbdin S, AlAhmad K, AlAhmad I, AbuRuz S (2023) Value of the clinical pharmacist interventions in the application of the American College of Cardiology (ACC/AHA) 2018 guideline for cholesterol management. PLoS ONE 18(3): e0283369. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0283369)