Inalatori, la consulenza del farmacista aumenta l’uso corretto da parte dei pazienti

Mancanza di fiato, respiro sibilante, senso di costrizione toracica, tosse. Sono questi i campanelli d’allarme dell’asma e della broncopneumopatia cronica ostruttiva, malattie il cui trattamento farmacologico viene somministrato soprattutto per via inalatoria, tramite sistemi dedicati di rilascio della terapia.

«Oggi sono presenti sul mercato due principali categorie di inalatori, bombolette spray predosate a pressione ed erogatori di polveri, per un totale di ben 58 dispositivi», quantifica Giorgio Walter Canonica, professore straordinario di malattie respiratorie e responsabile del Centro di medicina personalizzata, asma e allergologia dell’Istituto clinico Humanitas di Milano. «Le manovre richieste per il loro funzionamento vanno da un minimo di tre (aprire, inalare, chiudere) a un massimo di tredici».

Più errori, più riacutizzazioni

Il problema è che, secondo numerose ricerche, molti pazienti non usano in modo corretto questi dispositivi. In particolare, uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori europei e pubblicato nel 2008 su Respiratory Medicine ha evidenziato che circa il 76% di coloro che utilizzano una bomboletta spray commette almeno un errore nell’impiego.

Inoltre, una percentuale variabile tra il 14 e il 90% di coloro che usano un erogatore di polveri non lo impiega correttamente. La conseguenza è un aumentato rischio di riacutizzazioni, con ripercussioni negative sulla qualità di vita e con un aumento dei costi, a causa dell’incremento di accessi al pronto soccorso, visite mediche, ospedalizzazioni, giorni di inattività lavorativa.

Uno studio in Michigan

Per ovviare a tutto ciò può essere utile che i professionisti della salute insegnino ai pazienti la corretta tecnica inalatoria. A fornire questa formazione potrebbero essere proprio i farmacisti ospedalieri, come suggerisce uno studio prospettico, non randomizzato, condotto dalla farmacista Bianca Mayzel in un ambulatorio collegato all’ospedale di Detroit, nel Michigan, Stati Uniti, e pubblicato nel settembre 2021 su Hospital Pharmacy.

La ricerca ha preso in esame 18 pazienti, con un’età media di 58 anni, per la maggior parte donne, che avevano ricevuto una diagnosi di asma o broncopneumopatia cronica ostruttiva e ai quali era stato prescritto almeno un farmaco per via inalatoria. La visita iniziale ha incluso un test di controllo dell’asma di base o di valutazione della broncopneumopatia, un test di aderenza agli inalatori e una valutazione della tecnica di inalazione di base (valutazione pre-formazione).

La farmacista ha poi istruito i pazienti, anche tramite una dimostrazione pratica con un dispositivo placebo. È stata, quindi, valutata nuovamente la tecnica inalatoria (prima valutazione post-formazione).

Durante le visite di follow-up, avvenute da 4 a 8 settimane dopo, sono stati somministrati i test di controllo dell’asma di base o di valutazione della broncopneumopatia, il test di aderenza agli inalatori ed è stata nuovamente valutata la tecnica inalatoria (seconda valutazione post-formazione).

Con la formazione si ottengono miglioramenti

I dati hanno mostrato un significativo miglioramento nella tecnica inalatoria dalla valutazione pre-formazione alla prima valutazione post-formazione e dalla valutazione pre-formazione alla seconda valutazione post-formazione.

In particolare, il passaggio che più di frequente veniva omesso dagli assistiti era l’espirazione prima dell’inalazione.

«Questa ricerca ha messo in luce l’importanza dell’educazione sotto la guida di un farmacista», ha concluso Mayzel. «L’auspicio è che progetti di questo tipo possano diffondersi sempre di più, nell’interesse del paziente e del sistema sanitario».

Paola Arosio