Un nuovo antibiotico che consente di curare efficacemente i pazienti con infezioni ospedaliere e limitate opzioni di cura e contrastare al tempo stesso il fenomeno dell’antibioticoresistenza (AMR). L’arrivo in Italia di cefiderocol, cefalosporina siderofora di ultima generazione, rappresenta un passo avanti importante se pensiamo che, solo nel nostro Paese, oltre 10 mila persone muoiono per infezioni causate da batteri resistenti a quasi tutti gli antibiotici e che la disponibilità di nuovi farmaci antimicrobici è stata fino a oggi molto limitata, tanto che la nostra è stata definita l’era dell’antibiotic discovery void.
Il peggioramento del fenomeno dell’AMR degli ultimi anni porta con sé numerosi rischi per la salute e mette in difficoltà il sistema sanitario-assistenziale: se prima gli antibiotici risultavano efficaci e in grado di combattere infezioni comuni, oggi queste risultano difficili e costose da trattare, soprattutto tra i pazienti già vulnerabili a causa di altre patologie.
«Ogni anno in Europa si registrano 25 mila decessi correlati alle infezioni da batteri multiresistenti e anche in Italia le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per i patogeni sotto sorveglianza si mantengono elevate. Inoltre, negli ultimi anni la Ricerca e Sviluppo di nuovi antibiotici ha faticato a colmare un importante bisogno, quale è quello delle infezioni resistenti, che genera un impatto elevato in termini di assistenza sanitaria e mortalità. Tutto questo rappresenta una grave emergenza clinica ed epidemiologica e un monito per l’intera comunità scientifica a mettere in atto misure di contenimento», commenta il prof. Pierluigi Viale, direttore del Dipartimento di Scienze Mediche Chirurgiche, Università di Bologna.
«Combattere l’AMR è un dovere che non deve interessare i soli medici e farmacisti che se ne occupano principalmente, ma deve vedere coinvolti tutti. Quando un medico prescrive un antibiotico deve avere sempre l’obiettivo di migliorare l’outcome del paziente, ma deve anche applicare costantemente i principi di corretto utilizzo e gestione del farmaco, in una visione di sistema di antimicrobial stewardship».
Cefiderocol (nome commerciale Fetcroja®) è una nuova terapia antibiotica in grado di dare copertura contro tutti i patogeni aerobi Gram-negativi considerati di priorità critica dall’OMS – Acinetobacter baumannii resistente ai carbapenemi, Pseudomonas aeruginosa ed Enterobacterales – indicata per il trattamento delle infezioni causate da tali batteri in pazienti adulti con opzioni di trattamento limitate. Il farmaco utilizza un meccanismo di ingresso cellulare unico che, come un cavallo di Troia, è in grado di bypassare le principali barriere di resistenza sviluppate dai batteri verso gli antibiotici convenzionali.
«Disporre di un antibiotico di nuova generazione, da utilizzare in modo specifico e mirato su particolari ceppi resistenti ed efficace nel ridurre decessi e complicanze, può rappresentare davvero una svolta significativa per i pazienti e uno strumento a disposizione del team di specialisti che in ambito ospedaliero hanno in carico l’adozione di strategie di controllo delle infezioni e di sorveglianza antimicrobica», spiega il prof. Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova. «Le evidenze cliniche ottenute con cefiderocol posizionano questo antibiotico come un’importante opzione terapeutica nelle infezioni ospedaliere in pazienti critici, capace di un’attività antimicrobica in vitro superiore a qualunque altra molecola abbiamo oggi a disposizione».
Il quadro complessivo delle evidenze cliniche, di farmacologia e microbiologia su cefiderocol è rafforzato dall’esperienza che molti Ospedali in Italia hanno già maturato sul farmaco, grazie ad un programma di uso terapeutico anticipato e gratuito messo a disposizione da Shionogi. Ad aver testato in via anticipata l’efficacia di questo nuovo antibiotico, proprio in pazienti in condizioni critiche e molti dei quali affetti da Covid-19, è stata l’Unità Operativa di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana diretta dal prof. Francesco Menichetti.
«L’epidemia di Covid-19 ha fatto emergere la gravità della ‘crisi’ degli antibiotici, che si sono rivelati inadeguati nel trattare i pazienti con Sars-Cov-2 particolarmente esposti a infezioni batteriche secondarie sostenute da Acinetobacter baumannii resistente a carbapenemi e da altre specie multiresistenti. Cefiderocol è stata una terapia di salvataggio cruciale per questi pazienti senza alternative terapeutiche, dimostrando uno spettro batterico molto ampio e diretto verso organismi che sono intrinsecamente resistenti a quasi tutti gli antibiotici», afferma il prof. Menichetti. «I risultati con cefiderocol sono stati sorprendenti: il 70% dei pazienti ha infatti raggiunto il successo clinico a 30 giorni dall’infezione, ovvero ha avuto risoluzione di segni e sintomi di infezione in assenza di evento morte e di recidiva microbiologica, e con un numero minore di effetti collaterali rispetto agli altri trattamenti di questa categoria».
Lo studio condotto dall’Ospedale pisano, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Clinical Infectious Diseases, è a oggi la più ampia esperienza in real world condotta con cefiderocol ed è stato effettuato su una coorte di 10 pazienti critici in Terapia Intensiva affetti da sovrainfezioni da Acinetobacter baumannii o Klebsiella pneumoniae produttrice di NDM, gravemente compromessi e a elevato rischio di morte.
La disponibilità di cefiderocol rappresenta quindi uno strumento a disposizione del SSN per contrastare l’AMR, ma da solo non basta. Gli esperti concordano sulla necessità di prevedere l’investimento di risorse e di diverse professionalità, di una cooperazione territorio-ospedale più forte, organizzata e continua, di promuovere il corretto uso di antibiotici su più livelli – dal campo veterinario a quello ospedaliero – e strategie condivise di infection control.
«L’Italia è tra i Paesi in cui l’AMR ha il maggior impatto epidemiologico e grazie alla nostra esperienza siamo riusciti a mettere a punto una molecola, interamente frutto della nostra R&S, che può realmente contribuire a ridurre questo impatto», commenta Simona Falciai, General Manager Shionogi Italia. «La resistenza antimicrobica è un grave problema di Salute Pubblica e la disponibilità di cefiderocol è sicuramente un passo avanti importante, ma non basta per combattere il fenomeno. Shionogi Italia è al fianco della classe medica e degli operatori sanitari per contribuire a ridurre la mortalità da queste infezioni batteriche resistenti, aggravate in questo momento storico anche dal Covid-19. Per questa ragione sosteniamo diversi progetti in Italia dedicati alla formazione degli operatori sanitari coinvolti nella stewardship antimicrobica, mirati a fornire indicazioni sull’uso appropriato degli antibiotici, sulle strategie di sorveglianza e controllo delle infezioni e a supportare approcci integrati per la diagnosi e la cura del Covid-19».
La crescente resistenza alle terapie esistenti da parte batteri Gram-negativi, tra cui gli Enterobacterales resistenti ai carbapenemi e le specie non fermentanti come P. aeruginosa, A. baumannii e S. maltophilia, rende difficile il trattamento delle infezioni correlate e provoca alti tassi di mortalità.
L’OMS ha identificato i ceppi di Enterobacterales, P. aeruginosa e A. baumannii resistenti ai carbapenemi come la massima priorità nella ricerca e nello sviluppo di nuovi antibiotici. Cefiderocol è il primo antibiotico che affronta tutti e tre i principali meccanismi di resistenza ai carbapenemi ed è una nuova importante opzione di trattamento per rispondere a questo bisogno insoddisfatto urgente.
Come conseguenza del Covid-19, alcuni pazienti con polmonite virale sotto ventilazione possono sviluppare infezioni batteriche secondarie da patogeni Gram-negativi resistenti ai carbapenemi. Allo stesso modo, nei pazienti con polmonite nosocomiale con infezioni da patogeni aerobi Gram-negativi resistenti ai carbapenemi, cefiderocol può essere considerato come opzione di trattamento.