Il consulto pretrattamento oncologico e i vantaggi della videochiamata

Il farmacista ospedaliero è sempre più spesso coinvolto in prima persona nell’ottimizzazione delle terapie oncologiche e nell’informazione ed educazione sanitaria dei pazienti che stanno per iniziare una terapia farmacologica in questo ambito.
Si tratta di un passaggio essenziale della professione, che fino ad alcuni anni fa si dedicava solo alla gestione del prontuario, della logistica e della galenica tradizionale.
Tutto ciò richiede nuovi percorsi di studio, atti a implementare le nozioni consolidate.

Questi professionisti sono infatti chiamati a definire la sicurezza, la qualità e l’efficacia di un farmaco oncologico, dando anche indicazioni chiare su come va assunto, su quali effetti collaterali si possono presentare, in quali situazioni occorre avvisare il centro oncologico di riferimento.
Inoltre, il farmacista ospedaliero deve verificare, per ogni paziente, l’appropriatezza delle prescrizioni mediche e delle terapie complementari e le possibili reazioni allergiche.
Questa mole di lavoro deve essere attentamente programmata e organizzata per gestire al meglio le risorse.

Uno studio australiano ha quindi messo a confronto due modelli: uno standard, basato su telefonate non programmate ai pazienti, e l’altro basato sulla programmazione attenta di videochiamate, verificando le differenze dal punto di vista dei rimborsi e dell’uso efficiente del tempo.

Condotto presso l’ospedale di Brisbane, lo studio ha preso in considerazione 142 pazienti adulti seguiti dall’ambulatorio oncologico: 56 sono stati contattati tramite videochiamata programmata e 86 con una telefonata non programmata.
In entrambi i casi, il farmacista ospedaliero aveva il compito di ricostruire la storia farmacologica del paziente per poi valutare il protocollo oncologico stabilito dal clinico. Delle 56 videochiamate, quattro sono state convertite in telefonate per problematiche di carattere tecnico.

È chiaro che, per poter essere inserito all’interno del primo gruppo, il paziente doveva avere accesso a un collegamento internet per poter ricevere la videochiamata: un vincolo che può limitare l’espansione di questa nuova modalità che, nell’ospedale interessato, si è dimostrata non solo più efficiente da un punto di vista del tempo speso ma anche più remunerativa. Ogni videoconferenza è durata in media 2,3 minuti in meno della telefonata standard; inoltre, la telefonata non prevede rimborso all’ospedale, nonostante impegni il farmacista clinico… al contrario, un videoconsulto viene rimborsato.

Il nuovo modello consente quindi di risparmiare tempo, più di cinque ore nel complesso dei 142 contatti, e di ottenere un rimborso economico che lo rende altamente sostenibile, il tutto senza richiedere l’assunzione di più personale. Anche se i risultati sono interessanti, gli autori evidenziano di aver dato per scontato alcuni aspetti, come il fatto che la qualità della raccolta dati e della conseguente ricostruzione della storia farmacologica del paziente sia la medesima nelle due modalità operative messe a confronto: per questo sono necessari ulteriori approfondimenti.
Lo studio ha visto anche la partecipazione della Università del Queensland, con sede sempre a Brisbane.

(Lo studio: Ryan M, Carrington C, Ward EC, et al. Changing from telephone to videoconference for pre-treatment pharmacist consults in cancer services: Impacts to funding and time efficiency. Journal of Telemedicine and Telecare. 2021;27(10):680-684. doi:10.1177/1357633X211048393)

Stefania Somaré