C’è un innovativo inibitore delle fosfodiesterasi 4b, al momento chiamato BI 1015550, al centro dello studio “Trial of a Preferential Phosphodiesterase 4B Inhibitor for Idiopathic Pulmonary Fibrosis”, condotto dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma.
Una molecola che sembra essere utile per il trattamento della fibrosi polmonare idiopatica, patologia che colpisce in media intorno ai 65 anni, soprattutto soggetti maschi fumatori, e che ha una sopravvivenza media dalla diagnosi di 5 anni. In Italia ci sono tra 30.000 e 50.000 pazienti con questa malattia.
Spiega Luca Richeldi, direttore della UOC di Pneumologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e prima firma dello studio: «è un farmaco innovativo e molto specifico.
Questo ha dei vantaggi in termini di effetti collaterali, che sono più contenuti. In vitro e in modelli animali il nuovo farmaco ha dimostrato di avere effetti sia antinfiammatori sia antifibrotici; si somministra per via orale due volte al giorno».
In questo studio i nostri ricercatori hanno coordinato altri centri mondiali e si sa già che coordineranno anche la fase 3, prevista per ottobre. Innovativo anche il disegno scelto, di tipo bayesano, un approccio che «consente di ridurre il numero dei pazienti nel gruppo placebo, utilizzando dei controlli presi da studi precedentemente eseguiti; il vantaggio è quello di dare risultati molto solidi in un tempo contenuto e questo è importante perché può accorciare i tempi di sviluppo dei nuovi farmaci, soprattutto nelle malattie rare», spiega Richeldi.
147 i pazienti arruolati, randomizzati secondo la proporzione 2:1 a farmaco attivo:placebo. Anche se devono essere confermati dallo studio di fase 3, sembra che la molecola BI 1015550 sia sicura sia da sola che in combinazione con i farmaci già in uso per la fibrosi polmonare idiopatica.
«Questo farmaco percorre una via molecolare nuova», commenta Richeldi, «e potrebbe dunque avere un effetto sia sinergico sia additivo con gli altri due farmaci già utilizzati in clinica».
Il profilo di sicurezza non è il solo ad aver ottenuto buoni risultati: sembra che il farmaco riesca a stabilizzare la funzionalità respiratoria dei pazienti. BI 1015550 non è il solo farmaco sotto studio in questo periodo per trattare questa rara malattia polmonare.
Altri due sono la pentraxina, una molecola ricombinante che agisce sui macrofagi, bloccando l’attività di quelli profibrotici; l’altro con il pamrevlumab, un anticorpo monoclonale diretto contro un fattore di crescita per il connettivo. Entrambi gli studi di fase 3 sono coordinati da Centro del Gemelli. Se questi dovessero andare bene, si potrebbero avere nuovi farmaci da usare nella pratica clinica.
Negli ultimi anni lo standard di cura per la fibrosi polmonare idiopatica è stato rivoluzionato prima dalla scoperta che gli steroidi comunemente usati per ridurre l’infiammazione avevano, invece, un effetto peggiorativo sulla patologia e poi dal fatto che i farmaci scoperti ed efficaci hanno dei profili di complicanze ed effetti collaterali molto brutti, tanto da obbligare in alcuni casi a sospendere le terapie.
Ecco perché i nuovi farmaci sotto studio danno speranza ai clinici e anche ai loro pazienti.
(Lo studio: Richeldi L, Azuma A, Cottin V, Hesslinger C, Stowasser S, Valenzuela C, Wijsenbeek MS, Zoz DF, Voss F, Maher TM; 1305-0013 Trial Investigators. Trial of a Preferential Phosphodiesterase 4B Inhibitor for Idiopathic Pulmonary Fibrosis. N Engl J Med. 2022 May 15. doi: 10.1056/NEJMoa2201737. Epub ahead of print. PMID: 35569036)
Stefania Somaré