Farmacista, figura chiave nei team multidisciplinari

Uso off-label dei farmaci, malattie rare, appropriatezza prescrittiva, comitati etici. In questi e in altri ambiti il farmacista, al fianco di altri professionisti, può fornire il proprio fondamentale contributo. Se ne è parlato nel corso del webinar “Evidence based pharmacy: il farmacista nei team multidisciplinari”, svoltosi nell’ambito del congresso nazionale Sifact- Società italiana di farmacia clinica e terapia.

Medicinali fuori delle condizioni autorizzate

Francesca Lavaroni, dirigente farmacista dell’Unità Operativa Complessa di Assistenza farmaceutica territoriale dell’Ulss 6 Euganea, Padova, si è concentrata sul ruolo di questo professionista nell’ambito dell’impiego dei medicinali fuori dalle condizioni autorizzate.

«Sulla scia della deliberazione regionale 685 del 13 maggio 2014, nel 2017 l’allora direttore sanitario dell’Ulss 6 ha istituito un team composto da medici e farmacisti, con il compito di fornire per ciascun caso clinico un parere tecnico-scientifico collegiale e garantire un’uniformità di valutazione», racconta. «In particolare, il farmacista si occupa di preparazione dell’istruttoria; di valutazione dell’idoneità della richiesta, dell’accesso all’uso compassionevole, della congruità con la letteratura, dell’impatto economico; di monitoraggio periodico».

Secondo i report della struttura, le richieste di un medicinale off-label sono state 98 nel 2018, 181 nel 2019, 139 nel 2020, 152 tra gennaio e ottobre del 2021. Positiva l’esperienza maturata da Lavaroni in questo ambito.

«Lavorare in gruppo consente un confronto tra diversi professionisti», commenta, «per addivenire a un’adeguata valutazione dei casi clinici, spesso complessi. In tale contesto, il farmacista funge da trait d’union tra la parte clinica e quella giuridico-amministrativa».

Piano terapeutico per i malati rari

A illustrare il ruolo del farmacista nella valutazione dei medicinali per le patologie rare è Grazia Mazzone, dirigente farmacista dell’Area servizio farmaceutico dell’Asl di Bari.

«Nel 2012 è stato avviato il Simarrp (Sistema informatico malattie rare regione Puglia) allo scopo di mettere in rete Asl, distretti socio-sanitari, presidi ospedalieri, farmacie, pazienti», spiega. «Nel 2019 una nota ha disposto l’impiego di questo sistema per redigere il piano terapeutico personalizzato per ciascun paziente affetto da questo tipo di malattie. In particolare, nel caso di trattamenti extra Lea il clinico deve compilare una relazione che attesti l’indispensabilità e l’insostituibilità della terapia proposta».

Secondo Mazzone, «tra i punti di forza del Simarrp si annoverano la creazione di un network, la presenza di un registro dei pazienti, l’equità nell’assistenza farmaceutica, mentre tra le criticità la difficoltà di comunicazione con i prescrittori, il percorso complesso per l’assistito, la mancanza di un modulo per quantificare la spesa farmaceutica. Su queste problematiche stiamo comunque lavorando per offrire ai pazienti il miglior servizio possibile».

Un utile servizio già disponibile, implementato proprio grazie al contributo del farmacista, è invece il laboratorio galenico aziendale che consente l’allestimento di preparazioni personalizzate per i malati rari. Tra queste ultime, vi sono, per esempio, sodio benzoato, citrullina, riboflavina, potassio citrato, dimetilfumarato, vitamina E spray.

Appropriatezza, l’esempio dell’emicrania

La parola chiave al centro dell’intervento di Margherita Andretta, direttore dell’unità operativa complessa Assistenza farmaceutica territoriale dell’Ulss 8 Berica, Vicenza, è appropriatezza, indispensabile per migliorare l’allocazione delle risorse e per governare la spesa farmaceutica.

«In Veneto nel 2018 è stato avviato un gruppo di lavoro multidisciplinare su erenumab, un anticorpo monoclonale per l’emicrania, identificando il place in therapy e i criteri di accesso al farmaco», rende noto la farmacista.

«Sono stati, quindi, esaminati 2.131 pazienti in profilassi per emicrania. Di questi, 42 assumevano anticorpi monoclonali, ma nessuno vantava i criteri di rimborsabilità previsti, il che significa che il farmaco prescritto risultava non indicato (sovra-uso). È così emersa la necessità di migliorare la gestione degli assistiti e per questo nel 2020 è stato redatto un vademecum per i medici di medicina generale».

Nel medesimo anno l’Agenzia italiana del farmaco ha varato un prontuario terapeutico per l’emicrania adottando criteri simili a quelli già proposti dal team.

All’interno del comitato etico

Con la relazione di Marina Ferri, dirigente farmacista del Servizio politiche del farmaco e assistenza farmaceutica dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento, l’attenzione si sposta sui comitati etici per le sperimentazioni cliniche, gruppi eterogenei di cui fa parte personale sanitario e non sanitario.

«In base al decreto del ministero della Salute dell’8 febbraio 2013, anche il farmacista del servizio pubblico, in quanto esperto di farmaci o di dispositivi medici, deve obbligatoriamente fare parte del comitato», ricorda l’esperta. «Inoltre, può ricoprire il ruolo di coordinatore della segreteria tecnico-scientifica, chiamato a interloquire con figure professionali diverse».

Ferri sottolinea che per partecipare attivamente al gruppo è indispensabile «sapere (avere conoscenze), per quanto riguarda, per esempio, caratteristiche dei farmaci e dei dispositivi, modalità di fornitura, normative, metodologia della ricerca comprese le basi di statistica medica; saper fare (abilità), ovvero valutare il progetto di ricerca, porre domande pertinenti, proporre modifiche; saper essere (competenze), cioè rapportarsi con altri professionisti senza senso di inferiorità, mettersi nei panni di chi partecipa alla ricerca, mediare tra interessi contrapposti. In conclusione, fare parte di un comitato etico è un’esperienza altamente formativa, che richiede, però, studio e impegno».

Paola Arosio