Farmaci e alterazione del microbioma intestinale, uno studio europeo

Secondo i dati del Rapporto OsMed 2021, in Italia nell’anno di riferimento 2019 la quasi totalità della popolazione over 65 ha ricevuto almeno una prescrizione farmaceutica, con consumi giornalieri pari a tre dosi di farmaco.
I più prescritti sono stati gli ipertensivi, seguiti da antibiotici e gastroprotettori.

Inoltre, gli uomini hanno mediamente usato più farmaci delle donne. Altrettanto interessante, una buona fetta della popolazione over 65 usa fino a 10 o più sostanze ogni giorno, con rischi di non poco conto di incorrere in effetti collaterali. E questi sono solo alcuni dati relativi agli anziani… il Rapporto si concentra infatti su questa fetta di popolazione e su altri gruppi affetti da particolari patologie croniche.

A questi dati, occorre quindi aggiungere anche i farmaci acquistati in farmacia liberamente dal cittadino, anche di età inferiore. Che la categoria degli antibiotici possa andare ad alterare il microbioma intestinale è dato assodato, tanto che oramai gli stessi medici consigliano, a fronte di una terapia antibiotica, l’assunzione di probioti. Un recente studio europeo, che ha visto la collaborazione tra enti di vari Paesi, tra cui Germania, Francia, Belgio, Danimarca e Svezia, ha individuato una netta correlazione tra assunzione di altre categorie di farmaci e modificazioni della flora batterica intestinale… non sempre in negativo.

Per esempio, sembra che l’assunzione di diuretici associati a farmaci per la pressione sanguinea possano far crescere i livelli intestinali del batterio Roseburia intestinale, noto per abbassare i livelli di infiammazione locale.

Lo studio si è concentrato in particolare su pazienti con patologie cardiometaboliche, come diabete di tipo 2 e obesità, estraendo informazioni relative a 2.173 cittadini europei dal database del progetto europeo MetaCardis. Otto i farmaci presi in considerazione, sia in assunzione singola che in combinazione tra loro: si tratta per lo più di antibiotici, antidiabetici, farmaci per il ritmo cardiaco e antipertensivi.

Ecco alcune delle scoperte fatte dagli autori. La prima riguarda i già nominati antibiotici: il danno provocato al microbioma intestinale dipenderebbe infatti dal numero di cicli effettuati nel corso del tempo… in altre parole, questi farmaci hanno un effetto negativo che si amplifica man mano che i cicli vengono ripetuti nel corso degli anni. Dallo studio emerge inoltre che anche i protettori gastrici, o inibitori della pompa protonica, incidono negativamente sul microbioma intestinale. La questione non è di poco conto, anche dal punto di vista del percorso terapeutico: un microbioma alterato provoca infatti la presenza nel sangue di metaboliti batterici che possono rendere più complessa l’identificazione di possibili biomarcatori di malattia e quindi il follow-up del paziente.

Come già accennato, gli autori hanno anche scoperto che alcune particolari combinazioni di farmaco possono migliorare il microbioma intestinale, come per esempio le statine insieme all’aspirina, che possono determinare un lieve aumento dei Firmicutes, importanti per la digestione dei grassi a livello del colon e l’assorbimento dei nutrienti nel tratto intestinale.

Attenzione però! Quando si valutano gli effetti di un dato farmaco sul microbioma intestinale, non si può evitare di tenere in considerazione la sua composizione iniziale… Per esempio, i sopra citati Firmicutes sono essenziali, ma se il loro numero aumenta troppo, il fattore protettivo sparisce e si ha invece il rischio di assorbire calorie anche da cibi che ne hanno poche, con chiari effetti su una dieta dimagrante, per esempio. Occorre quindi puntare sempre all’equilibrio, in modo paziente-specifico, e valutare bene le combinazioni farmacologiche e i loro influssi sul singolo paziente. Un lavoro che compete, senza dubbio, al farmacista ospedaliero, spesso chiamato a effettuare un’attenta analisi dei farmaci assunti dai pazienti al ricovero ospedaliero.

(Lo studio: Forslund, S.K., Chakaroun, R., Zimmermann-Kogadeeva, M. et al. Combinatorial, additive and dose-dependent drug–microbiome associations. Nature 600, 500–505 (2021). https://doi.org/10.1038/s41586-021-04177-9)

Stefania Somaré