Farmaci agnostici e nuova era per i farmacisti ospedalieri

Emanuela Omodeo Salé, direttrice Farmacia Ospedaliera Istituto Europeo di Oncologia direttrice Farmacia Ospedaliera Centro Cardiologico Monzino Milano

Sta cambiando il mondo della farmacia clinica e soprattutto del farmacista clinico. La rivoluzione rispetto all’approccio classico è lo slittamento dell’attenzione del farmacista dal singolo medicamento alla salute del paziente e la visione del farmacista clinico non è più, quindi, farmaco-centrica, ma ha come epicentro il benessere del paziente.

Il farmacista possiede una preparazione specifica per favorire l’adesione alla terapia, promuovere attività di riconciliazione delle terapie (revisione dell’uso delle terapie), promuovere progetti di farmacovigilanza attiva, studi epidemiologici, programmi di informazione ed educazione sanitaria e campagne di prevenzione e screening.
Il farmacista clinico quando è stato coinvolto, in particolare nei Dipartimenti di Oncologia, in cui vengono utilizzati trattamenti ad alto costo e che richiedono monitoraggio intensivo, ha portato a una diminuzione di oltre il 30% degli errori nelle terapie farmacologiche.

La farmacia clinica permette di ottimizzare la terapia medica del paziente e promuovere salute, benessere e prevenzione delle malattie.
Con lo sviluppo dei farmaci agnostici, che è strettamente correlato allo stato mutazionale il cui impiego non è ristretto a uno specifico istotipo tumorale ma è legato alla presenza di una specifica alterazione molecolare, indipendentemente dall’organo di origine, l’accesso dei pazienti alle terapie agnostiche inizia con l’esecuzione di un test di profilazione genomica e prosegue con l’interpretazione dei dati per arrivare alla scelta terapeutica.

L’approvazione di molecole con indicazione “agnostica” ha portato all’affermazione di un nuovo modello, definito “mutazionale”.
Qui il farmacista deve avere le competenze professionali per poter sostenere questo cambio di paradigma.
Un elemento centrale di questo modello organizzativo è rappresentato dai Molecular Tumor Board (MTB), team multidisciplinari, disegnati per colmare l’enorme disparità tra conoscenza clinica e potenzialità della diagnostica molecolare nella pratica oncologica. Il compito principale del MTB è l’interpretazione del profilo genomico di una neoplasia e la raccomandazione della migliore terapia.

Fornisce a medici e pazienti ulteriori strumenti per la gestione di casi clinici complessi, dove si individuano profili terapeutici personalizzati all’avanguardia per il trattamento di pazienti oncologici e consente di offrire un’opportunità terapeutica in più a pazienti che, nonostante abbiano la malattia neoplastica in stato avanzato, sono ancora in buone condizioni generali.
L’istituzione di un MTB nasce dalla necessità di implementare approcci di medicina di precisione.
Il team deve comprende anche la figura del farmacista clinico che si occupa di definizione e revisione dello schema terapeutico utilizzato con indicazione agnostica, consulenza e formazione in farmacologia/tecnologia farmaceutica, validazione e controllo prescrittivo, valutazione delle possibili interazioni e complicanze del trattamento partendo dallo studio della farmacocinetica e farmacodinamica del farmaco.

In conclusione, il farmacista clinico può essere una parte importante del team di professionisti che prende in carico il paziente e diversi lavori dimostrano impatto positivo misurabile (non solo economico, ma di outcome), tuttavia è necessario migliorare la qualità di questi lavori e creare cultura.
La finalità del farmacista clinico è migliorare l’outcome attraverso informazione, ottimizzazione e monitoraggio della terapia farmacologica e ci sono in Italia margini importanti di miglioramento anche senza incrementi di personale, ma attraverso un riposizionamento e una riorganizzazione dei servizi.

I pazienti oncologici hanno più di altri la necessità di essere seguiti e monitorati a causa degli importanti effetti collaterali dei farmaci e della complessità degli schemi terapeutici.