Gli errori terapeutici sono ancora tra le principali cause di morte nel mondo. Nel complesso, sono causa di sospensione del trattamento, prescrizioni inadeguate, eventi avversi farmaco-correlati, aumento degli eventi di ospedalizzazione, durata dell’ospedalizzazione e, conseguentemente, incremento dei costi sanitari.
Il processo che dovrebbe ridurre questi errori è la riconciliazione, che dovrebbe essere assicurata ad almeno tre classi di pazienti: quelli che assumono molti farmaci, quelli a rischio e quelli in transizione tra due differenti setting di cure; anche gli altri pazienti possono però giovarne.
Tra le categorie di pazienti, quelli con ipertensione cambiano spesso regime terapeutico, il che li rende a rischio di incorrere in errori di medicazione.
Per questa ragione un gruppo di ricerca giordano ha studiato le discrepanze esistenti nei piani terapeutici di pazienti ricoverati con ipertensione presso il più grande ospedale universitario del Paese, il Jordan University Hospital (JUH), in un certo periodo di tempo. 259 i pazienti coinvolti, con una media di quattro condizioni cliniche e di sette farmaci da assumere, passati a nove una volta ricoverati.
Gli autori hanno evidenziato, nel periodo di studio, 664 discrepanze tra farmaci, in tutto: di queste, 471 legate a un errore nella documentazione e il restante 193 non intenzionali. La maggioranza dei pazienti non è andato incontro a discrepanze, mentre gli autori ne hanno individuata una nel 28,6% dei pazienti, due nel 12%, 3 nel 4,2% e addirittura 4 nel 2%.
Questi risultati sono in linea, sottolineano gli autori, con quelli di altri studi, dove il tasso di discrepanza si aggira tra il 33.2% e il 53.6%. Esiste addirittura uno studio svizzero che individua almeno una discrepanza per ogni paziente coinvolto. Oltre al numero è importante anche la gravità di una discrepanza. In questo caso si parla del 55,4% di media gravità, dell’8,8% molto seria, mentre il restante è quasi di nessun significato.
Gli autori hanno anche indagato le tipologie di farmaci più coinvolti: diuretici e beta-bloccanti sono i più rappresentati (30.1%), seguiti da farmaci gastrointestinali come gli inibitori della pompa protonica e H2 bloccanti (26,4%). I meno rappresentati sono invece i farmaci oncologici.
Un’indagine ancora più approfondita mette in evidenza che il rischio di individuare discrepanze diminuisce con l’aumentare dei farmaci assunti al momento del ricovero, come se in questi casi i clinici dessero maggiore attenzione alle terapie già in uso, riducendo gli errori. I dati dello studio portano gli autori a concludere che è necessario introdurre dei sistemi seri per ridurre gli errori nelle medicazioni.
(Lo studio: Abu Farha R, Yousef A, Gharaibeh L, Alkhalaileh W, Mukattash T, Alefishat E. Medication discrepancies among hospitalized patients with hypertension: assessment of prevalence and risk factors. BMC Health Serv Res. 2021 Dec 14;21(1):1338. doi: 10.1186/s12913-021-07349-5. PMID: 34903221; PMCID: PMC8670213)
Stefania Somaré