Epatocarcinoma, vantaggi della gestione multidisciplinare

In Liguria da circa un anno sono stati istituiti i disease management team (DMT) per la gestione del paziente oncologico. Da allora, presso l’Ospedale San Martino di Genova è attivo un DMT anche per la presa in carico del paziente con epatocarcinoma, allo scopo di definire il miglior percorso terapeutico per il singolo paziente, partendo dalle patologie esistenti e pregresse e dall’osservazione delle riserve funzionali dell’organo.

Ma non solo. Il team è attivo durante tutto il percorso terapeutico e prende di volta in volta le decisioni migliori in base all’andamento clinico del soggetto. Il team è composto da epatologi, chirurgi, oncologi e radiologi.

Un ruolo importante è ricoperto dal chirurgo trapiantologo, tanto che tra le UO più attive c’è quella di Chirurgia Epatobiliare e Trapianti d’Organo, diretta da Enzo Andorno, che sottolinea: «è importante che il chirurgo trapiantologo possa agire in sincronia con gli specialisti, dopo una resezione, per esempio, potrebbe esserci il rischio di un’insufficienza epatica e dobbiamo essere in grado di contrastarla; inoltre, per un trapianto d’organo è necessario tenere conto di alcuni parametri per selezionare i pazienti, in modo che abbiano più possibilità di vivere a lungo dopo l’intervento».

Altra figura importante introdotta a Genova è il navigator nurse, ovvero un’infermiera specializzata che collabora con il team portando conforto emotivo al paziente e ai suoi famigliari.

Esiti del primo anno di attività

In questo primo anno sono stati presi in carico 152 pazienti e, come spiega la coordinatrice del DMT neoplasie gastroenteriche, Annamaria Pessino, «dalla creazione di questo team abbiamo osservato come la gestione multidisciplinare sia imprescindibile.
Il coinvolgimento di diverse competenze mediche permette di definire la strategia più appropriata per un paziente complesso come il malato di HCC, che spesso presenta situazioni di comorbidità».

Inoltre, facilita anche la presa in carico di soggetti senza epatite ma comunque con una compromissione del fegato e di altri apparati, come quello metabolico. Fa parte del team anche il radioterapista: oggi è infatti possibile utilizzare la radioterapia stereotassica anche contro l’epatocarcinoma: con dosi molto elevate di raggi x circoscritti alla massa tumorale si riesce infatti a migliorare il controllo del tumore stesso.

Altra arma in mano al team di cura è l’immunoterapia: anche in questi casi sono stati raggiunti progressi notevoli.

Secondo l’ultimo report de “I numeri del cancro”, nel 2022 le diagnosi per tumore al fegato sono state circa 12 mila, con un rapporto uomo-donna di 2-1.

Ne sono colpiti principalmente soggetti con fegato compromesso da cirrosi epatica, associata a epatite C o B oppure ad abuso di alcol o steatosi non alcolica. Per dare qualche dato, in nord Italia circa 1/3 dei pazienti con diagnosi di epatocarcinoma è o è stato bevitore.

Quali che siano le cause, in entrambi i sessi la sopravvivenza a 5 anni è del 22%: incide il fatto che, come altre forme tumorali, anche questa viene spesso diagnosticata in stadio avanzato.
Ruolo del team medico è cercare di allungare la sopravvivenza del paziente, gestendo la massa tumorale, e migliorare la qualità di vita.