Dapagliflozin efficace anche nello scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata

Lo scompenso cardiaco è una patologia cronica, che colpisce circa 64 milioni di persone nel mondo ed è associata a mortalità elevata. Se ne distinguono varie categorie in base alla frazione di eiezione del ventricolo sinistro, cioè alla percentuale di sangue che fuoriesce dal cuore a ogni contrazione.

Tra queste si annoverano: scompenso con ridotta eiezione (minore o uguale al 40%), scompenso con eiezione lievemente ridotta (41-49%), scompenso con eiezione preservata (maggiore o uguale al 50%). Circa la metà dei pazienti affetti dalla malattia presenta una frazione di eiezione leggermente ridotta o preservata, per le quali le opzioni terapeutiche sono attualmente limitate.

«Questo rappresenta a oggi il più importante bisogno clinico insoddisfatto nell’ambito della medicina cardiovascolare», ha confermato Michele Senni, direttore dell’unità sanitaria complessa Cardiologia 1 e del Dipartimento Cardiovascolare dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, oltre che professore di Cardiologia all’Università di Milano Bicocca.

Uno studio su oltre 6 mila pazienti

Da qui l’idea di sperimentare, negli assistiti con questo tipo di scompenso, dapagliflozin, un farmaco appartenente alla classe degli inibitori dei trasportatori sodio-glucosio di tipo 2 (Sodium-glucose cotransporter inhibitors, Sglt-i), già approvato in Europa per diabete di tipo 2, scompenso cardiaco con frazione di eiezione ridotta, malattia renale cronica.

È stato così condotto lo studio di fase 3 Deliver, internazionale, randomizzato, in doppio cieco, su 6.263 pazienti, divisi in due gruppi: al primo è stata somministrata la molecola una volta al giorno in aggiunta alla terapia di base, al secondo un placebo. I risultati hanno mostrato che dapagliflozin ha raggiunto una riduzione significativa sia nel peggioramento dello scompenso, sia nella morte cardiovascolare.

A breve verranno presentati i dati

«I dati di questa ricerca, la più ampia mai condotta fino a oggi sullo scompenso cardiaco con frazione di eiezione lievemente ridotta o preservata, estendono i benefici del farmaco all’intero spettro di pazienti con scompenso, sottolineando l’ampiezza di efficacia della molecola», ha commentato il professor Senni.

I risultati completi dello studio saranno presentati a breve durante un congresso scientifico internazionale, mentre nei prossimi mesi è prevista una discussione con le autorità competenti a livello globale per regolamentare il medicinale per questa indicazione.

Paola Arosio