È il quinto tumore più comune al mondo e rappresenta la terza causa di morte in ambito oncologico. In Italia nel 2019 ha fatto registrare oltre 13 mila nuove diagnosi, avvenute quasi sempre in fase avanzata, e circa 10 mila decessi. Il carcinoma gastrico è una patologia aggressiva spesso accompagnata da prognosi infausta.
Ciononostante, fino a oggi i trattamenti a disposizione dei pazienti con malattia metastatica si sono limitati a regimi di chemioterapia off-label che, oltre a offrire scarsi benefici, erano gravati da numerosi effetti collaterali.
Si ottiene un aumento della sopravvivenza
Ora, però, per questi malati è disponibile nel nostro Paese trifluridina-tipiracil, un farmaco citotossico da assumere per via orale in terza linea.
Il medicinale, già approvato per la terapia del tumore del colon-retto metastatico, ha ottenuto la rimborsabilità per la nuova indicazione in base ai risultati dello studio di fase 3 Tags, randomizzato e in doppio cieco. La sperimentazione, pubblicata nel 2018 su The Lancet Oncology, è stata condotta in 110 ospedali in 17 Paesi su 507 pazienti, di cui 337 assegnati al gruppo destinato a ricevere il principio attivo e 170 al gruppo del placebo. Dai dati è emerso che la molecola ha prodotto un miglioramento della sopravvivenza di 5,3 mesi, con una riduzione del rischio di morte del 30%. Tra gli eventi avversi più frequenti, sono state registrate neutropenia e anemia.
«Grazie a questo medicinale, abbiamo la possibilità di programmare una sequenza di trattamento, prolungando le possibilità di cura in un setting che fino a questo momento era privo di opzioni terapeutiche disponibili», commenta Carmine Pinto, presidente della Federazione dei gruppi delle cooperative italiane oncologiche (Ficog) e direttore della struttura complessa di Oncologia medica del Comprehensive Cancer Centre dell’Azienda unità sanitaria locale di Reggio Emilia.
L’importanza della multidisciplinarietà
«Il tumore gastrico è una patologia ad alta complessità, che richiede una gestione ottimale del percorso diagnostico-terapeutico», sostiene Claudia Santangelo, presidente dell’associazione Vivere senza stomaco si può. «La nostra associazione chiede principalmente tre elementi: reti oncologiche, uguaglianza di trattamento in ogni regione italiana, centri di cura specializzati e dotati di unità multiprofessionali. La presa in carico dei pazienti necessita, infatti, di un approccio multidisciplinare, che coinvolga oncologo, chirurgo, anatomopatologo, radiologo, radioterapista, nutrizionista, fisioterapista, psicologo».
A sottolineare l’importanza della nutrizione è anche Pinto: «Garantire, fin dalle prime fasi della malattia, un adeguato supporto nutrizionale permette a molti più assistiti con patologia avanzata di accedere a una seconda (40% dei casi) e anche a una terza linea (15%) di trattamento. Un paziente ben nutrito è, infatti, un paziente che potrà essere sottoposto in maniera più adeguata alle terapie».
Paola Arosio