L’antibiotico-resistenza è una delle minacce più gravi per la salute mondiale. Si stima che, senza adeguate misure di contrasto, provocherà circa 10 milioni di morti entro il 2050. Un fenomeno in continua espansione con un impatto significativo anche nel nostro Paese, dove si contano circa 11 mila decessi all’anno.
«La difficoltà in cui si trova l’Italia nel gestire l’emergenza rende necessario disporre di antibiotici di nuova generazione, da utilizzare in modo specifico e mirato su particolari ceppi resistenti, efficaci nel ridurre decessi e complicanze», sostiene Pierluigi Viale, direttore del dipartimento di Gestione integrata del rischio infettivo del Policlinico Sant’Orsola di Bologna.
Le difficoltà della ricerca
Il problema è che la ricerca e lo sviluppo di nuove molecole antinfettive è un percorso lungo, difficile, costoso, che procede più lentamente rispetto alla capacità dei microbi di generare specifici meccanismi di resistenza. Per questo le alternative terapeutiche valide sono limitate.
In particolare, una recente revisione evidenzia che tra il 2017 e il 2021 hanno fatto il loro ingresso nel mercato solo 12 nuovi antibiotici, mentre quelli in fase di sviluppo sono solamente 27, con poche innovazioni: solo sei sono considerati in grado di superare la resistenza e solo due di questi sono rivolti a infezioni altamente resistenti.
Indicato per gravi infezioni
Tra i principi attivi entrati di recente in commercio c’è anche cefiderocol, una cefalosporina siderofora prima nella sua classe, che sfrutta un nuovo meccanismo per penetrare nella membrana cellulare esterna dei patogeni Gram-negativi, alla quale l’ente regolatorio italiano ha ora riconosciuto l’innovatività piena, istituendo, inoltre, un registro web di monitoraggio a garanzia dell’uso appropriato.
La terapia è rimborsata per il trattamento di pazienti ricoverati con infezioni gravi causate da enterobatteri resistenti ai carbapenemi che producono metallo-beta-lattamasi, Pseudomonas aeruginosa che produce metallo-beta-lattamasi o resistente ai carbapenemi, Acinetobacter baumannii resistente ai carbapenemi, Stenotrophomonas maltophilia.
Due studi osservazionali
La decisione dell’autorità regolatoria in merito all’innovatività ha considerato anche due studi osservazionali condotti in Italia. La prima ricerca, pubblicata nel 2021 su Jac Antimicrobial Resistance, ha confrontato cefiderocol e colistina in pazienti con Covid-19 e concomitante infezione da Acinetobacter baumannii resistente ai carbapenemi. I risultati hanno dimostrato la superiorità del primo farmaco rispetto al secondo, considerando il tasso di mortalità a 28 giorni, di guarigione, di eradicazione microbiologica.
La seconda ricerca, pubblicata nel 2022 su Antimicrobial Agents and Chemotherapy, ha, invece, confrontato cefiderocol e colistina in pazienti con infezioni gravi da Acinetobacter baumannii resistente, evidenziando che i partecipanti che hanno ricevuto la prima molecola hanno avuto un minore rischio di mortalità rispetto a quelli trattati con la seconda.
«L’impiego del nuovo antibiotico va inquadrato in una visione complessiva di antimicrobial stewardship: la terapia deve essere mirata, prescritta per il tempo necessario e con le giuste dosi per migliorare l’outcome del paziente, rispettando i principi di un corretto uso del farmaco», conclude Matteo Bassetti, presidente della Società italiana di terapia antinfettiva (Sita) e direttore della clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova.