Un laboratorio di cateterizzazione cardiaca è il posto dove vengono eseguite procedure come ablazioni, angiogrammi, angioplastiche e impianti di pacemaker. In alcune situazioni, il team che opera in questo contesto prevede la presenza anche di un farmacista ospedaliero dedicato.
Un recente studio pubblicato su American Journal of Health-System Pharmacy riporta gli esiti di un’implementazione condotta presso il Nebraska Medicine di Omaha, uno dei sistemi sanitari più grandi della zona, dotato di 2 grandi ospedali, 40 cliniche e più di 1000 dottori; gli autori dello studio afferiscono al Dipartimento di Assistenza Farmaceutica e Nutrizionale di questo sistema.
L’outcome principale preso in considerazione è la percentuale di pazienti dimessi con una terapia medica appropriata dopo un intervento coronarico percutaneo, confrontando il prima e il dopo.
L’esito è in questo caso positivo: l’intervento del farmacista ospedaliero ha aumentato la percentuale di pazienti dimessi con una terapia con statina ad alta intensità, passata dal 47,9% al 78%, ritenuta la soluzione migliore. Contemporaneamente, è calata la percentuale di pazienti dimessi con terapia a base di omeprazolo o esomeprazolo, spesso prescritti con il clopidogrel, passata dal 18,7% al 3,9%.
Aumentate le azioni sulle terapie
Gli autori hanno voluto capire anche quale sia stato il lavoro del farmacista ospedaliero, ovvero quanti interventi ha fatto nel corso del tempo alle dimissioni, quante prescrizioni ha inviato alla farmacia esterna, quante riconciliazioni di terapia ha effettuato e quante sessioni dedicate alla cura del proprio stent ha condotto. Infine, ci si è chiesti quanti siano stati gli interventi effettuati significativi dal punto di vista clinico.
Su un totale di 259 interventi effettuati, il 23,6% è risultato clinicamente significativo. Per quanto riguarda l’impegno del farmacista, si osserva che il 96,5% dei pazienti dimessi dopo intervento coronarico percutaneo ha ricevuto una sessione di educazione per la cura dello stent.
Inoltre, il 66,4% dei pazienti ha ottenuto una riconciliazione terapeutica, mentre il 13,6% ha ricevuto almeno un intervento dal farmacista. Da ultimo, il farmacista ha inviato 771 prescrizioni alla farmacia ambulatoriale del sistema sanitario.
Questi numeri indicano che la presenza del farmacista ospedaliero consente di implementare una serie di attività all’interno del laboratorio, difficilmente eseguibili da un altro membro dello staff. Sembrerebbe, quindi, che l’esito della implementazione sia da considerarsi positivo.
Gli interventi mininvasivi cardiaci
Negli ultimi anni gli interventi percutanei mininvasivi sono notevolmente aumentati nel nostro Paese, portando una serie di innegabili vantaggi, in primis la possibilità di non lavorare a cuore aperto. Si tratta, inoltre, di tecniche che possono essere applicate anche sugli anziani, aumentando il raggio d’azione della medicina cardiaca.
L’azione del farmacista ospedaliero può certamente migliorare l’appropriatezza prescrittiva di alcuni farmaci in diverse situazioni, oltre che intervenire sull’educazione sanitaria.
Studio: Kernan M, Max M, Ritchie B, Suckstorf M, Butsyak J. Impact of the addition of clinical pharmacy services to the cardiac catheterization laboratory. Am J Health Syst Pharm. 2024 Jul 24:zxae215.