Batteri modificati aiutano a guarire le ulcere diabetiche

Una delle principali complicanze del diabete, una malattia metabolica che colpisce 382 milioni di persone nel mondo, è l’ulcerazione cronica degli arti inferiori, in particolare il piede diabetico, che nei casi più gravi può rendere necessaria l’amputazione.

Terapie tradizionali e innovative

Attualmente la terapia standard di questo tipo di ferite prevede il trattamento locale da parte di un team multidisciplinare, che assicuri un’adeguata perfusione, la rimozione del tessuto non vitale, la fornitura di un adeguato scarico, il controllo dell’infezione, la medicazione.

Le terapie avanzate includono, invece, ossigenoterapia iperbarica, stimolazione elettrica, terapia a pressione negativa, medicazioni speciali, innesti cutanei, pelle bioingegnerizzata, farmaci biologici.
Il problema è che molti assistiti non rispondono ai trattamenti tradizionali, mentre vi è spesso una mancanza di dati e prove a supporto degli approcci più innovativi.

Un prodotto generato dal batterio Lactococcus lactis

In questo contesto, per indurre la guarigione delle lesioni croniche, ricercatori finlandesi hanno sviluppato un nuovo prodotto biofarmaceutico vivo, basato sul batterio gram-positivo Lactococcus lactis, geneticamente modificato in modo da esprimere tre proteine umane, ovvero interleuchina 4, fattore di crescita dei fibroblasti 2, fattore 1 stimolante le colonie di macrofagi.

Come sottolineano gli stessi ideatori, il farmaco è stato progettato con l’obiettivo di attivare il sistema immunitario, indurre l’angiogenesi e facilitare la rigenerazione dei tessuti.

La sperimentazione preclinica

Per testare il prodotto gli scienziati hanno condotto una sperimentazione su topi diabetici, di età compresa tra 8 e 9 settimane, con ferite croniche non cicatrizzanti.
Hanno diviso i roditori in due gruppi: a uno hanno applicato il farmaco sulle lesioni ogni giorno per una settimana, all’altro una sostanza inerte.

I risultati hanno mostrato che gli animali del primo gruppo sono andati incontro a una conversione dell’infiammazione in antinfiammazione e rigenerazione, allo sviluppo di nuovi vasi sanguigni, alla formazione di tessuto di granulazione, a un’epitelizzazione più rapidi rispetto a quelli del secondo gruppo.

Al via lo studio di fase 1

Visti gli esiti positivi di questo studio preclinico, è stato di recente avviato lo studio di fase 1 condotto in centri in Germania e Polonia allo scopo di valutare la sicurezza, la tollerabilità e l’efficacia di dosi singole e ripetute del prodotto in pazienti con ulcere diabetiche che non cicatrizzano.

Paola Arosio