Cancro del pancreas, in futuro diagnosi con test delle feci

(immagine: Wikipedia)

La diagnosi precoce del tumore del pancreas rimane una sfida importante per ridurre l’elevata letalità della malattia.

Attualmente, l’unico marcatore della neoplasia è l’antigene carboidrato 19-9 (Ca 19-9) misurabile nel sangue, utilizzato, però, più per il monitoraggio della patologia che per lo screening, visto che i livelli possono risultare elevati in varie condizioni non correlate a questo tipo di cancro, come per esempio calcoli biliari, pancreatite, fibrosi cistica, malattie epatiche.

Alcuni studi hanno poi proposto, sempre nell’ottica di una diagnosi tempestiva di questo tumore, marker basati sul tessuto pancreatico, sull’urina, sul sangue, la cui applicabilità si è, però, rivelata limitata.

Uno studio su 136 pazienti

Di fronte alla mancanza di strumenti di screening, in particolare per le fasi iniziali di malattia, un gruppo internazionale di ricercatori ha condotto uno studio, pubblicato su Gut, con l’obiettivo di individuare un esame in grado di segnalare precocemente la presenza del tumore.

Gli scienziati hanno reclutato, all’ospedale Ramón y Cajal di Madrid e all’ospedale Vall d’Hebron di Barcellona, in Spagna, tra il 2016 e il 2019, 136 persone (57 pazienti con adenocarcinoma duttale pancreatico di nuova diagnosi e naïve al trattamento, 29 assistiti con pancreatite cronica, 50 persone sane di controllo).

Hanno, quindi, raccolto campioni di saliva, di feci e di tessuto pancreatico per valutarne la composizione.

In particolare, i primi due campioni sono stati conservati a 4°C per 12 ore, quindi trasferiti a -20°C per altre 24 ore e poi lasciati a -80°C. Il terzo, raccolto durante l’intervento chirurgico, è stato immediatamente congelato in azoto liquido e conservato a -80°C.

Alterazioni del microbioma intestinale

I risultati dell’analisi della saliva e del tessuto pancreatico non sono stati indicativi, mentre quelli delle feci hanno permesso di individuare alterazioni nella composizione del microbioma intestinale nei pazienti con adenocarcinoma del pancreas.

In particolare, 27 batteri differenziano in modo abbastanza accurato gli assistiti con cancro pancreatico dalle persone sane, indipendentemente dallo stadio della malattia, visto che alcune specie diventano più abbondanti e altre quasi spariscono.

Verso un kit diagnostico

Il sistema è stato convalidato, in due istituti tedeschi, su altre 76 persone (44 pazienti con cancro del pancreas e 32 persone sane di controllo). Inoltre, gli scienziati lo hanno applicato a 5.792 campioni raccolti in 25 studi, che includevano assistiti con altri tipi di tumori, in modo da appurare che le alterazioni fossero associate proprio al carcinoma pancreatico e non anche ad altri tipi di neoplasia.

Il lavoro ha posto, dunque, le prime basi per lo sviluppo di un kit diagnostico non invasivo, basato sull’esame delle feci. Uno sviluppo interessante e promettente che, però, come sottolineano Rachel Newsome e Christian Jobin, ricercatori dell’Università della Florida, in un commento che accompagna la pubblicazione, necessita di un ulteriore approfondimento.

Paola Arosio