Descritta per la prima volta nel 1818 dal medico francese Jean-Louis Alibert, l’artrite psoriasica è una patologia infiammatoria cronica delle articolazioni, associata a psoriasi e caratterizzata da dolore, gonfiore, calore, rigidità e, a volte, arrossamento. La malattia colpisce soprattutto persone di età compresa tra 30 e 50 anni, con una lieve prevalenza degli uomini rispetto alle donne.
Anticorpo monoclonale
Per offrire un’opzione terapeutica in più ai pazienti affetti dalla patologia, che hanno manifestato risposta inadeguata o intolleranza a uno o più farmaci antireumatici modificanti la malattia (Disease modifying antirheumatic drugs, Dmard), l’ente regolatorio italiano ha approvato la rimborsabilità di risankizumab, anticorpo monoclonale umanizzato che inibisce selettivamente l’interleuchina-23.
La molecola, somministrata mediante iniezione sottocutanea, da sola o in associazione con metotrexato, aveva già ottenuto nel 2020 nel nostro Paese la rimborsabilità per la psoriasi a placche da moderata a grave.
Due studi clinici
Il via libera alla nuova indicazione, arrivato dopo quello della Commissione europea nel novembre 2021, è stato accordato sulla base dei risultati di due studi clinici di fase 3, Keepsake-1 e Keepsake-2, multicentrici, randomizzati, in doppio cieco. Il primo ha incluso pazienti con risposta inadeguata o intolleranza a uno o più farmaci antireumatici modificanti la malattia, mentre il secondo ha arruolato assistiti con una risposta inadeguata a farmaci antireumatici modificanti la malattia oppure con una risposta inadeguata o intolleranza a una o due terapie biologiche.
Nella prima fase delle sperimentazioni (periodo 1), i partecipanti sono stati randomizzati a ricevere risankizumab o placebo alle settimane 0, 4 e 16. Dopo 24 settimane è iniziata l’estensione in aperto (periodo 2) e tutti i pazienti sono stati trattati con il farmaco.
Alla settimana 100, i risultati aggregati di Keepsake 1 e 2 hanno mostrato che rispettivamente il 76 e il 57% dei partecipanti trattati inizialmente con la molecola hanno raggiunto la risoluzione di dattilite ed entesite, manifestazioni comuni tra chi soffre di artrite psoriasica, associate a una maggiore attività della malattia, a una minore funzionalità articolare e a una ridotta qualità della vita.
Il punto di vista degli esperti
«Negli ultimi decenni la ricerca ha fornito una serie di farmaci mirati a contrastare la cascata infiammatoria a vari livelli. Ora gli specialisti hanno a disposizione una nuova importante terapia per controllare i sintomi della patologia in modo significativo e duraturo», commenta Giuseppe Monfrecola, presidente della Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse (Sidemast).
Gian Domenico Sebastiani, presidente della Società italiana di reumatologia (Sir) e direttore dell’Unità Operativa Complessa di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma, dichiara: «Esiste un bisogno clinico ancora insoddisfatto e risankizumab si è dimostrato efficace nel migliorare gli standard di cura nei pazienti sia naïve, sia già in trattamento con farmaci biologici».
Le associazioni dei pazienti
Alla voce degli specialisti, si aggiunge quella dei pazienti. «La patologia, che colpisce duramente persone in età produttiva, troppo spesso viene scoperta e trattata in ritardo. Oggi, però, si può curare con successo, grazie anche a farmaci come risankizumab», sottolinea Silvia Tonolo, presidente dell’Associazione nazionale malati reumatici (Anmar).
Valeria Corazza, presidente dell’Associazione psoriasici amici della Fondazione Corazza, auspica, infine, «che questa nuova e promettente terapia sia resa presto disponibile in tutte le Regioni italiane».