Appendicectomia, antibiotici per due giorni

L’appendicite è l’emergenza chirurgica più frequente a livello mondiale, tuttavia la gestione della patologia è molto variabile e poco studiata. Per esempio, scarso è l’accordo sulla strategia diagnostica preoperatoria, sulla migliore implementazione dell’appendicectomia laparoscopica, sul ruolo degli antibiotici dopo l’intervento.

In particolare, le evidenze relative alla durata ottimale del trattamento con questi farmaci sono esigue e comportamenti prudenti parrebbero suggerire la prescrizione di cicli lunghi.

La crescente minaccia globale di resistenza antimicrobica ne giustifica, tuttavia, un uso restrittivo, che potrebbe anche ridurre gli effetti collaterali, la durata della degenza ospedaliera, i costi a carico del sistema sanitario.

Uno studio su oltre mille pazienti

Per indagare la questione, un gruppo di ricercatori olandesi ha condotto uno studio in aperto, di non inferiorità, in 15 ospedali nei Paesi Bassi, recentemente pubblicato su The Lancet. Tra il 12 aprile 2017 e il 3 giugno 2021 gli studiosi hanno sottoposto a screening 13.267 pazienti.

Ne hanno selezionati 1.005 di età superiore a 8 anni e con appendicite complessa. Dopo l’appendicectomia (eseguita per via laparoscopica in 955 casi, pari al 95%), li hanno divisi in modo casuale in due gruppi: 502 hanno ricevuto antibiotici per via endovenosa per due giorni, 503 per cinque giorni.
La valutazione dell’esito si è basata sull’analisi delle cartelle cliniche elettroniche e su una consultazione telefonica, completata da 664 assistiti (66%), 90 giorni dopo l’operazione.

Meno effetti avversi, ma più riospedalizzazioni

L’endpoint primario, un parametro composito che considerava complicanze infettive e mortalità entro 90 giorni, si è verificato in 51 pazienti (10%) nel gruppo di due giorni e in 41 (8%) nel gruppo di cinque giorni.
I tassi di complicazioni e reinterventi si sono dimostrati simili nei due gruppi.

Meno pazienti (45, pari al 9%) hanno riscontrato eventi avversi derivanti dagli antibiotici nel gruppo di due giorni rispetto al gruppo di cinque giorni (112, pari al 22%), mentre la riammissione in ospedale è stata più frequente nel primo gruppo (58 pazienti, pari al 12%) rispetto al secondo (29 pazienti, pari al 6%).
Non si sono verificati decessi correlati al trattamento.

Confermata la non inferiorità

«Il nostro studio dimostra che, in termini di complicanze infettive e di mortalità entro 90 giorni, sulla base di un margine di non inferiorità del 7,5%, due giorni di antibiotici per via endovenosa non sono inferiori a cinque in un ambiente sanitario dotato di risorse adeguate», afferma Elisabeth de Wijkerslooth, una degli autori dello studio, ricercatrice del Dipartimento di Chirurgia all’University Medical Centre di Rotterdam, nei Paesi Bassi.

«Adottare questa strategia terapeutica, basata su un impiego limitato degli antibiotici, ridurrà gli effetti avversi correlati a questi medicinali e la durata del ricovero ospedaliero».