In Italia i decessi correlati alla resistenza agli antibiotici sono 11 mila l’anno, una cifra che nel 2050 potrebbe sfiorare quota 450 mila, con un impatto economico sul servizio sanitario di 1,3 miliardi di euro.
Per fare fronte a ciò è stato creato l’Osservatorio nazionale sull’antimicrobico-resistenza (Onsar), presieduto da Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene all’Università Cattolica di Roma e direttore del dipartimento di Sanità pubblica del Policlinico Gemelli della stessa città.
La struttura appena avviata ha l’obiettivo di sistematizzare i dati sulle infezioni resistenti, per poi analizzare la situazione, fornendo indicazioni, raccomandazioni, linee guida basate sulle evidenze scientifiche e promuovendo iniziative di informazione utili a modificare i comportamenti impropri del personale sanitario e dei cittadini.
Tutto questo sarà possibile grazie alla presenza di un comitato tecnico scientifico, di cui fanno parte medici, ma anche esperti di statistica, economia, biologia, comunicazione.
Uso appropriato degli antibiotici
Il tema dell’antibiotico-resistenza è sempre più importante e attuale. Tant’è che di recente si è anche svolto, nella capitale, il quinto Forum sull’antimicrobico-resistenza organizzato da Farmindustria, che ha promosso una task force composta da 30 esperti che hanno elaborato un documento contenente raccomandazioni concrete per contrastare il fenomeno.
Il primo pilastro per affrontare il problema è l’uso appropriato degli antibiotici. In quest’ottica è importante soprattutto garantire la presenza, all’interno degli ospedali, di un team multidisciplinare di professionisti che definiscano i programmi di stewardship antimicrobica e la loro applicazione, integrandoli con la stewardship diagnostica.
È necessario promuovere la ricerca
Il secondo pilastro è la ricerca nel settore: attualmente nel mondo ci sono 80 farmaci in sviluppo clinico e 217 nelle fasi iniziali della ricerca, oltre a 221 candidati vaccini, di cui 112 in fase clinica e 109 in fase preclinica.
«Nel nostro Paese, negli ultimi tre anni, per la ricerca corrente, le malattie infettive sono risultate la sesta disciplina di ricerca, con un finanziamento di oltre 5 milioni di euro all’anno. Per la ricerca finalizzata, sono stati, invece, svolti studi sulla gestione dei germi che hanno sviluppato resistenza, finanziati con circa 4 milioni di euro», ha reso noto il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenuto all’evento.
L’importante ruolo dei vaccini
Il terzo pilastro è la prevenzione. «I vaccini contribuiscono a combattere l’antimicrobico-resistenza in vari modi», sostiene Schillaci. «I vaccini contro i batteri prevengono le infezioni batteriche, limitando l’uso di antibiotici.
I vaccini contro i virus, come il vaccino antinfluenzale, riducono le prescrizioni inappropriate di antibiotici e le infezioni batteriche secondarie. Inoltre, tutti i vaccini riducono il numero dei ricoveri ospedalieri, diminuendo la possibilità di complicazioni o di infezioni correlate all’assistenza».
L’approccio One Health
Al termine dell’incontro, il ministro ha sottolineato che «l’antibiotico-resistenza è una sfida da affrontare con un approccio One Health, avendo cioè una visione unitaria di salute umana, benessere animale, sicurezza degli alimenti, salubrità dell’ambiente».
Ha poi aggiunto che «ciascuno può contribuire a contrastare l’antibiotico-resistenza: le istituzioni, con una legislazione appropriata; le aziende farmaceutiche, promuovendo la ricerca; i medici, i pediatri, i veterinari, prescrivendo antibiotici solo quando necessario; i farmacisti, fornendo medicinali solamente dietro prescrizione; le scuole e le università, divulgando informazione e formazione sul tema; i cittadini tutti, agendo con responsabilità».