Sotrovimab, efficace nei pazienti fragili con Covid

A breve le autorità sanitarie mondiali potrebbero dichiarare la fine della pandemia. Oggi la mortalità per infezione da Sars-Cov-2 riguarda principalmente pazienti fragili, che presentano vari fattori di rischio, come età avanzata, genere maschile, obesità, comorbilità, tra cui soprattutto Hiv, tumori ematologici, insufficienza renale.

A fronte di ciò, l’applicazione di protocolli terapeutici mirati dovrebbe rimanere una priorità per la sanità pubblica. Di questo si è discusso durante il recente incontro Mabs nell’early treatment. Controversie e consensi nel paziente fragile con Covid-19: non creiamo anticorpi, promosso a Roma da GlaxoSmithKline.

L’impiego degli anticorpi monoclonali

Nel caso di pazienti con Covid a elevato rischio di progressione, la comunità scientifica raccomanda una terapia precoce con anticorpi monoclonali.

Rispetto ai farmaci antivirali, queste molecole hanno, infatti, il duplice vantaggio di riuscire a bloccare il virus prima che faccia il suo ingresso nella cellula e di poter essere utilizzate anche in malati in politerapia, dato che le interazioni farmacologiche sono pressoché assenti.

Un nuovo meccanismo d’azione

Tra i medicinali di questo tipo, è disponibile sotrovimab, un farmaco con un meccanismo d’azione innovativo che garantisce tre caratteristiche: il legame con un epitopo altamente conservato della proteina Spike, presente all’interno del Receptor binding domain, ma al di fuori del Receptor binding motif, la zona più suscettibile alle mutazioni del virus; una lunga emivita, importante soprattutto per mantenere un effetto continuativo negli assistiti fragili; l’inserimento della funzione effettrice che permette di promuovere una risposta immunitaria che coadiuva quella dell’organismo e che potenzia, tramite due meccanismi cellulari, la rimozione e l’inattivazione del virus.

Efficace contro le più recenti varianti

L’insieme di questi elementi rende la molecola in grado di adattarsi all’evoluzione virale. «La variabilità delle sottovarianti di Omicron ha reso talvolta difficile definire l’efficacia degli anticorpi monoclonali», dichiara Carlo Federico Perno, direttore dell’unità operativa di Microbiologia e diagnostica di immunologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.

«Tuttavia, a dispetto della perdita di efficacia di molte molecole, sotrovimab ha mantenuto un effetto significativo anche nei confronti delle più recenti varianti del virus, comprese quelle circolanti in prevalenza nel nostro Paese».

La sicurezza e l’efficacia di sotrovimab erano già state dimostrate sia nello studio clinico registrativo Comet Ice, pubblicato nel 2021, sia nella pratica clinica.

Eleggibilità al trattamento

Secondo le raccomandazioni dell’ente regolatorio italiano, sono eleggibili al trattamento con sotrovimab i pazienti con sintomi di grado lieve-moderato ad alto rischio di malattia severa, che non abbiano contratto il virus da più di sette giorni, abbiano più di 12 anni e un peso corporeo superiore ai 40 chili, non siano ospedalizzati o in ossigenoterapia supplementare.

Nel Regno Unito, il National Institute for Health and Care Excellence (Nice) è intervenuto lo scorso 21 febbraio raccomandando l’impiego della molecola negli assistiti in cui il trattamento con antivirale orale, ovvero nirmatrelvir più ritonavir, non è indicato.