Aderenza terapeutica, un traguardo ancora lontano

L’aderenza al trattamento farmacologico è un aspetto cruciale per la corretta gestione delle malattie croniche, visto che una scarsa compliance può causare il fallimento del percorso terapeutico e, allo stesso tempo, un aggravio dei costi a carico del servizio pubblico.

È a partire da queste considerazioni che un gruppo di farmacisti ha svolto uno studio condotto nell’Asl Napoli 3 Sud, per monitorare l’aderenza. L’analisi, relativa al 2020, ha coinvolto 45.830 pazienti per un totale di 550 mila prescrizioni riguardanti le sei principali classi di farmaci, ovvero antipertensivi, antidiabetici, antidepressivi, statine, medicinali per la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), medicinali per l’osteoporosi.

Compliance inferiore al 50%

In concreto, tramite i dati presenti nel database aziendale, sono state analizzate tutte le prescrizioni effettuate dai medici di medicina generale per ogni assistito, incrociandole poi con le dispensazioni realizzate dalle farmacie del territorio. Ciò ha consentito di verificare che la periodicità prescrittiva da parte dei medici e la sospensione della terapia da parte del paziente fossero appropriate. Queste informazioni, unite al monitoraggio delle tempistiche, hanno permesso di valutare l’aderenza.

I risultati hanno evidenziato una compliance ai trattamenti molto bassa. In particolare, solo gli antipertensivi e gli antidiabetici hanno raggiunto un’aderenza del 50%. Su percentuali più basse si sono attestati, in ordine decrescente, statine, antidepressivi, medicinali per l’osteoporosi. Fanalino di coda, con una compliance che non supera il 20%, i farmaci per la broncopneumopatia cronica ostruttiva. Dati, questi, che hanno fatto suonare campanelli d’allarme.

Le azioni da mettere in campo

Che fare, dunque? I ricercatori suggeriscono alcune azioni, come promuovere un’alleanza terapeutica tra personale sanitario e paziente, facendo in modo che quest’ultimo venga coinvolto nel percorso assistenziale, diventando consapevole della propria malattia e delle cure da intraprendere; semplificare gli schemi terapeutici, soprattutto nel caso di politerapie; diminuire la complessità dei sistemi sanitari, che spesso costituisce un ostacolo difficilmente sormontabile. Migliorare l’aderenza significa, quindi, avviare un processo multifattoriale che necessita delle giuste strategie, da inserire nei PDTA.

«Il nostro obiettivo per il futuro è quello di aumentare il tasso di adesione», concludono i farmacisti. «L’analisi costante dei dati nei prossimi anni indicherà se le soluzioni proposte possono essere effettivamente utili nel promuovere l’aderenza».

Paola Arosio