14 novembre, Giornata mondiale del diabete

Era il 14 novembre 1895 quando ad Alliston, in Canada, nacque Frederick Banting, endocrinologo che scoprì l’insulina, aggiudicandosi il premio Nobel per la medicina.
Proprio in questa data viene celebrata ogni anno la Giornata mondiale del diabete, creata nel 1992 dalla Federazione internazionale del diabete e dall’OMS.

Il 20 dicembre 2006 una risoluzione ha poi ratificato la ricorrenza come giornata ufficiale delle Nazioni Unite, riconoscendo la patologia come «una malattia cronica, invalidante e costosa che comporta gravi complicanze».

Un appuntamento importante per accendere i riflettori su una condizione che annualmente nel mondo colpisce 422 milioni di persone e in Europa quasi 62 milioni, con una prevalenza in aumento, che raggiunge, in alcuni Stati europei, il 10-14%. In Italia le persone colpite dalla malattia sono oltre 3,5 milioni, con una prevalenza del 5,9% circa, che arriva al 21% in chi ha più di 75 anni, registrando un’ampia variabilità regionale, che va dal 3% della provincia Bolzano al 7-8% della Calabria. In generale, il diabete di tipo 2 rappresenta circa il 90% dei casi, quello di tipo 1 il restante 10%.

Mortalità e morbilità

Numeri di rilievo, dietro i quali ci sono mortalità e morbilità. Nel mondo la patologia causa, infatti, 1,5 milioni di morti, mentre in Europa rappresenta, con oltre 1,1 milioni di decessi nel 2021, la quarta causa di morte.

L’aspettativa di vita delle persone con diabete non in controllo metabolico si riduce di 7-8 anni.
Inoltre, la malattia è associata ad almeno il 60% della mortalità per patologie cardiovascolari, mentre il 38% dei pazienti sviluppa un’insufficienza renale che può condurre alla dialisi, il 22% ha retinopatia, il 3% problemi agli arti inferiori e ai piedi.

I costi nel nostro Paese

Tutto ciò comporta il fatto che in Italia l’8% del budget del sistema pubblico è assorbito dal diabete, con oltre 9,25 miliardi di euro di costi diretti (farmaci, prestazioni ambulatoriali, diagnosi, ricoveri) e 11 miliardi di costi indiretti (assenze dal lavoro, diminuzione di produttività, necessità di assistenza).

In particolare, la cura di un paziente diabetico richiede circa 2.800 euro all’anno, il doppio rispetto agli assistiti non diabetici. Il 90% dei costi è attribuibile al trattamento delle complicanze, soprattutto quelle che richiedono l’ospedalizzazione, mentre solo il 10% è assorbito dalla gestione dei problemi metabolici.

Servono nuovi modelli organizzativi

«Il diabete rappresenta un esempio paradigmatico di patologia cronica, che richiede una gestione multidisciplinare complessa», afferma Stefano Nervo, presidente dell’associazione Diabete Italia. «Perciò agli investimenti già previsti dovranno aggiungersi nuovi modelli organizzativi.

Nel diabete di tipo 1 sono fondamentali la precoce diagnosi e un attento monitoraggio attraverso i nuovi strumenti tecnologici. Nel diabete di tipo 2 è, invece, importante promuovere la prevenzione e realizzare un’integrazione tra specialisti e medici di famiglia sul territorio, oltre a garantire l’accesso agli screening sulle complicanze della malattia».

Paola Arosio