Medicina personalizzata significa anche selezionare per ogni soggetto i farmaci più efficaci e con meno effetti collaterali.
Lo studio internazionale PREemptive Pharmacogenomic testing for Preventing Adverse drug Reactions (PREPARE) study, coordinato dal Leiden University Medical Center (LUMC), ha valutato il potenziale della farmacogenomica nel prevenire gli eventi avversi farmaco-correlati. Sono stati coinvolti 18 ospedali, 9 ospedali di comunità e 28 farmacie comunali.
Al lavoro hanno partecipato la Gran Bretagna e 7 i Paesi europei, ovvero Austria, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Slovenia, Spagna e Italia.
La struttura italiana coinvolta è la Farmacologia Sperimentale e Clinica del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, diretta dal dott. Giuseppe Toffoli, che si è occupata di stabilire il ruolo della farmacogenetica nel prevenire gli effetti tossici dei farmaci in oncologia e, nello specifico, di stabilire il ruolo di varianti genetiche a carico di due geni: la diidropirimidina deidrogenasi (DYPD) e l’uridina-difosfato glucuronosiltransferasi (UGT).
1232 i pazienti coinvolti nella parte italiana dello studio, che ha visto nel complesso la partecipazione iniziale di quasi 7000 pazienti, scesi poi a 6193 soggetti, 2923 trattati previa valutazione del genotipo e i restanti 3270 in modo standard. 39 i farmaci persi in considerazione, nel complesso.
In dettaglio, la valutazione del genotipo ha preso in considerazione 50 varianti germinali di 12 geni, consentendo di individuare i soggetti a rischio di reazione da farmaco e di trattarli in modo adeguato.
Gli autori hanno quindi messo a confronto il tasso di eventi avversi legati alla terapia tra i due guppi nelle 12 settimane successive, che risulta essere inferiore nel gruppo di studio, pari al 21.5% contro il 28.6% del gruppo di controllo. Simili le percentuali se si considerano solo i pazienti con un profilo genetico a rischio.
Questo ampio studio mette quindi in evidenza l’efficacia di investire in profilazione genetica per individuare i soggetti che più degli altri potrebbero incorrere in complicanze a causa dei farmaci necessari a curarli: ciò permette infatti di scegliere il farmaco più opportuno, ma anche la dose più adeguata, definendo un percorso terapeutico altamente personalizzato. Risultati importanti, soprattutto se si considera che questo è, a oggi, il più ampio studio di farmacogenetica condotto in questo settore.
Gli autori suggeriscono, quindi, che questo controllo genetico venga implementato il più possibile nei Paesi europei.
Bisogna considerare che gli eventi avversi farmaco correlati hanno ricadute gravi non solo per i pazienti, ma per tutto il sistema sanitario di una nazione, perché comportano spesso ricoveri e comunque azioni aggiuntive. PREemptive Pharmacogenomic testing for Preventing Adverse drug Reactions (PREPARE) study è stato finanziato all’interno del programma Horizon 2020.
(Lo studio: Swen JJ, van der Wouden CH, Manson LE, Abdullah-Koolmees H, Blagec K, Blagus T, Böhringer S, Cambon-Thomsen A, Cecchin E, Cheung KC, Deneer VH, Dupui M, Ingelman-Sundberg M, Jonsson S, Joefield-Roka C, Just KS, Karlsson MO, Konta L, Koopmann R, Kriek M, Lehr T, Mitropoulou C, Rial-Sebbag E, Rollinson V, Roncato R, Samwald M, Schaeffeler E, Skokou M, Schwab M, Steinberger D, Stingl JC, Tremmel R, Turner RM, van Rhenen MH, Dávila Fajardo CL, Dolžan V, Patrinos GP, Pirmohamed M, Sunder-Plassmann G, Toffoli G, Guchelaar HJ; Ubiquitous Pharmacogenomics Consortium. A 12-gene pharmacogenetic panel to prevent adverse drug reactions: an open-label, multicentre, controlled, cluster-randomised crossover implementation study. Lancet. 2023 Feb 4;401(10374):347-356. doi: 10.1016/S0140-6736(22)01841-4. PMID: 36739136)