Con l’invecchiamento della popolazione e l’avanzare dell’incidenza delle patologie croniche, i Paesi devono gestire una sanità ben più complessa di quella del passato, anche perché in contemporanea devono assicurarne la sostenibilità, economica e no.
Il problema delle riammissioni in ospedale dopo un periodo di ricovero, per esempio, impatta sulla gestione delle liste d’attesa, oltre a comportare costi aggiuntivi per il percorso terapeutico di un singolo paziente: ridurre questi ricoverarsi, ancor più se collegati a eventi avversi ai farmaci o a mala gestione del postoperatorio, è quindi un importante obiettivo dei Governi.
Si calcola che il 21% delle riammissioni in ospedale siano determinati proprio da eventi avversi farmaco-correlati, dovuti per lo più al cambio di terapia in ospedale. Sembra inoltre che il 69% di questi eventi possa essere evitato.
In Olanda da qualche anno è stato avviato un programma di transizione ospedale-domicilio gestito da farmacisti ospedalieri denominato “Medication Actions to Reduce hospital admissions through a collaboration beetween Community and Hospital pharmacists”, in breve MARCH.
In cosa consiste questa idea? Fondamentalmente i suoi ideatori hanno individuato 4 punti cardine: essere certi che, alle dimissioni, i pazienti abbiano ben compreso i cambiamenti avvenuti nella loro terapia farmacologica; l’emissione di una lettere di dimissioni rivolta ai farmacisti di comunità per avvisarli dei cambiamenti nel piano terapeutico del paziente; una visita a casa da parte dei farmacisti ospedalieri per parlare con il paziente dell’uso delle medicine, della sua esperienza ed eventualmente far emergere convinzioni limitanti contro i farmaci; una revisione traslazionale della cura avviata in ospedale per discutere ed eventualmente risolvere problemi emersi durante la visita a domicilio.
Si tratta di una serie di azioni che interessano e impattano le attività di lavoro del farmacista clinico, richiedendogli tempo. Ora, uno studio pubblicato nel 2021 su “Research in Social and Administrative Pharmacy” (doi: 10.1016/j.sapharm.2021.05.009) ha provato che questo programma non impatta in alcun modo sul tasso di eventi avversi farmaco correlati. Ma perché? Di recente lo stesso team ha cercato di capire le motivazioni di questo fallimento, imputandolo a una scorretta implementazione: il risultato è pubblicato sul Journal of Clinical Pharmacy and Therapeutics.
Utilizzando un metodo misto per valutare la fedeltà alle caratteristiche originali di un programma implementato, gli autori hanno verificato che di rado “MARCH” è stato implementato in modo adeguato: non sempre si è tenuta la sessione informativa ai pazienti prima delle dimissioni; solo nel 37% dei casi si è prodotta la lettera per i farmacisti di comunità; nel 35% dei casi non c’è stata visita a domicilio e nel 44% non è stata condotta la revisione successiva.
È chiaro che per funzionare, “MARCH” deve essere applicato in tutte le sue parti. Come si può intervenire?
Gli autori consigliano di formare i farmacisti coinvolti, di creare manuali e depliant esplicativi del metodo e sviluppare protocolli che rendano semplice implementare il metodo. Esistono tuttavia barriere che devono essere tenute in considerazione nel portare avanti l’implementazione: la prima è la complessità dell’intervento, cui si affianca l’esigenza di coordinare un team multidisciplinare. Infine, non dimentichiamo il tempo richiesto, che è comunque un limite, dato che i farmacisti ospedalieri, ma in generale chi opera in ospedale, è sempre molto impegnato.
Secondo gli autori, aiuterebbe che il programma implementato fosse inserito nel flusso di lavoro standard, prevedendo anche un compenso per il tempo che richiede. Dopo tutto, è lavoro, ed è giusto che i soggetti coinvolti vogliano vedere un ritorno per il tempo speso.
(Lo studio: En-nasery-de Heer, S, Uitvlugt, EB, Bet, PM, et al. Implementation of a pharmacist-led transitional pharmaceutical care programme: Process evaluation of Medication Actions to Reduce hospital admissions through a collaboration between Community and Hospital pharmacists (MARCH). J Clin Pharm Ther. 2022; 00: 1-21. doi:10.1111/jcpt.13645)
Stefania Somaré