Tumore dello stomaco, ecco le novità dall’International Gastric Cancer Congress di Houston

Chirurgia mininvasiva, immunoterapia, genetica molecolare, onco-chirurgia. Sono le nuove tendenze terapeutiche per il trattamento dei tumori gastrici, emerse durante il recente International Gastric Cancer Congress di Houston, in Texas, delle quali hanno discusso alcuni esperti italiani nella tavola rotonda promossa dall’associazione Vivere senza stomaco si può.

Aumentano le neoplasie prossimali

Innanzitutto, qualche dato. Il cancro dello stomaco è oggi la quinta neoplasia più comune e la quarta causa di morte per tumore. Nel 2020 nel mondo le nuove diagnosi sono state un milione, con 770 mila decessi.
In Italia sono state, invece, 23 mila, con 8.500 decessi.

Negli ultimi anni si sono, inoltre, verificati una diminuzione dei tumori distali, collocati nella parte inferiore dell’organo, vicina al piloro, e causati dalla trasformazione maligna delle ulcere peptiche, e un incremento dei tumori prossimali, localizzati nella parte alta, vicina all’esofago, e dovuti perlopiù a reflusso esofageo, obesità, eccessiva assunzione di farmaci.

Laparoscopia anche nei casi avanzati

Indipendentemente dalla localizzazione della neoplasia, la chirurgia resta l’opzione terapeutica fondamentale nella cura del cancro gastrico.
Meglio, però, quando possibile, preferire l’approccio mininvasivo (laparoscopico) che, rispetto al tradizionale intervento a cielo aperto (laparotomico), assicura minori perdite ematiche, minore dolore post-operatorio, ricovero più breve, e che può essere eseguito, a determinate condizioni, anche nei casi più avanzati di malattia.

Inibitori dei checkpoint e anticorpi monoclonali

Un altro valido approccio è l’immunoterapia. Per esempio, nello studio Checkmate-649, un inibitore dei checkpoint immunitari, chiamato nivolumab, somministrato in prima linea a pazienti con tumore gastrico avanzato o metastatico, in combinazione con chemioterapia contenente fluoropirimidina e platino, ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza. Anche gli anticorpi monoclonali sembrano promettenti per gli assistiti con mutazione Her2+.

«L’immunoterapia sta aprendo prospettive interessanti nel trattamento del tumore dello stomaco avanzato», conferma Domenico D’Ugo, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Generale del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, «soprattutto per i pazienti che presentano specifiche alterazioni genetiche, come l’instabilità dei microsatelliti, che non tutti i laboratori sono in grado di studiare e che è predittiva di una mancata risposta alla chemioterapia».

Onco-chirurgia per le recidive peritoneali

Un’ulteriore nuova strada che lascia ben sperare è l’onco-chirurgia. Capita spesso, infatti, che un particolare tipo di tumore dello stomaco, quello con cellule ad anello con castone, si diffonda al peritoneo, la membrana sierosa che riveste internamente la cavità addominale, generando la carcinosi peritoneale.

«In questo caso, il tentativo è quello di usare l’immunoterapia, da sola o intervallata alla chemioterapia tradizionale, come trattamento loco-regionale durante l’intervento chirurgico», spiega Giovanni De Manzoni, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Generale dell’esofago e dello stomaco dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona.
«In concreto, si tratta di nebulizzare all’interno del peritoneo, per 30 minuti, una sorta di aerosol sotto pressione. L’obiettivo è riuscire a migliorare la sopravvivenza per le recidive che interessano il peritoneo».

Anche terapie di supporto

Chirurgia e terapie adiuvanti, dunque, ma non solo. Soprattutto durante il congresso di quest’anno, grande rilevanza è stata data alle terapie di supporto, come quelle nutrizionale e psicologica, inserite in una visione olistica del paziente.

E l’Italia? Guardando allo scenario nazionale, permangono due importanti zone d’ombra: la mancanza di diagnosi precoce e l’assenza di percorsi diagnostico-terapeutici definiti all’interno dei Centri di riferimento.

«Lacune a cui sarebbe bene porre rimedio il prima possibile», commenta Claudia Santangelo, presidente di Vivere senza stomaco si può. «Il nostro compito è quello di informare e formare i pazienti, affinché si rivolgano sempre a Centri specializzati, dotati di competenze ed esperienza, che trattano non meno di venti casi all’anno».

Paola Arosio