Tumore del pancreas, riprogrammare il microambiente

(immagine: Wikipedia)

Un nemico silente, insidioso, aggressivo. Il tumore del pancreas è caratterizzato ancora oggi da elevata mortalità, determinata anche dalla scarsa responsività ai trattamenti, inclusa l’immunoterapia.

Proprio su questo problema si è concentrato uno studio pubblicato sul Journal for Immunotherapy of Cancer e realizzato da ricercatori dell’Università di Verona in collaborazione con numerosi gruppi di ricerca, grazie al finanziamento di Fondazione Cariverona, AIRC, bando nazionale Prin, Cancer Research Institute, Euronanomed III di Madrid.

Una barriera ostacola l’ingresso dei linfociti T

I ricercatori hanno anzitutto analizzato i meccanismi attraverso i quali questa neoplasia elude il sistema immunitario.

«Abbiamo scoperto che il tumore pancreatico recluta soprattutto cellule mieloidi», spiega Vincenzo Bronte, professore ordinario di Patologia Generale, direttore della Divisione di Immunologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, autore senior e corrispondente dello studio, «che provocano immunosoppressione attraverso arginasi 1 (Arg1) e ossido nitrico sintasi 2 (Nos2), due enzimi che metabolizzano l’arginina producendo elevate quantità di composti radicali dell’ossigeno e dell’azoto, come i perossinitriti, che causano un rapido e progressivo accumulo di nitrotirosine nel microambiente tumorale.
Queste ultime generano una barriera chimica che ostacola l’ingresso dei linfociti T nel tumore, determinando uno stato di soppressione del sistema immunitario che favorisce la progressione della malattia».

Così si favorisce la risposta all’immunoterapia

Partendo da qui, il passaggio successivo è stato quello di provare a contrastare la resistenza ai trattamenti. Gli studiosi hanno, quindi, utilizzato, in modelli preclinici di cancro al pancreas, un inibitore di Arg1 e Nos2 recentemente sviluppato, chiamato AT38, per riprogrammare il microambiente del tumore, da protumorale ad antitumorale.

Hanno così verificato che la somministrazione dell’inibitore è in grado di ridurre l’infiltrazione delle cellule mieloidi nella neoplasia e la loro capacità soppressiva nei confronti del sistema immunitario, promuovendo parallelamente l’ingresso nel tumore dei linfociti T e supportando l’efficacia dell’immunoterapia a base di linfociti T citotossici specifici per la telomerasi, un antigene prioritario, in quanto espresso in neoplasie con diversa istologia e in tutte le fasi evolutive della malattia.

«Lo studio», concludono i ricercatori, «mette in discussione l’attuale dogma secondo il quale il tumore del pancreas non è responsivo all’immunoterapia».
Un passo avanti importante verso nuovi, futuri traguardi.

Paola Arosio