SLA, nuovo possibile target terapeutico

La sclerosi laterale amiotrofica è una malattia neurodegenerativa che vede la perdita progressiva dei motoneuroni spinali, bulbari e corticali, portando dapprima alla paralisi dei muscoli volontari e all’immobilità e poi anche a quella dei muscoli respiratori, determinando la morte del paziente. Generalmente la SLA colpisce soggetti tra i 40 e i 70 anni, più raramente persone più giovani. Si stima che in Italia vi siano 6.000 pazienti affetti da questa malattia che vede un’alternanza tra fasi acute, che richiedono l’ospedalizzazione, e fasi più stabili. L’incidenza è calcolata in 1-3 casi ogni 100.000 abitanti all’anno. Inoltre, una parte rilevante dei pazienti affetti da SLA mostra un dispendio energetico aumentato, ovvero una condizione in cui viene utilizzata più energia di quella necessaria. Come per la maggior parte delle patologie neurodegenerative, la ricerca sta tentando di individuare farmaci in grado di proteggere il tessuto nervoso e quindi rallentare il decorso della malattia.

Questa alterazione, detta ipermetabolismo, insieme a una diminuzione dell’indice di massa corporea è in genere correlata con una prognosi peggiore della malattia. Di recente uno studio condotto dall’Istituto di farmacologia traslazionale del CNR (CNR-IFT) e dalla Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma, ha descritto gli effetti di un farmaco già in uso per altre patologie nei pazienti con SLA. A guidare il gruppo di ricerca sono stati Alberto Ferri e Cristiana Valle, parte tanto della Fondazione santa Lucia che del CNR-IFT.
Il farmaco in questione è la trimetazidina, utilizzato nel trattamento delle coronaropatie; si tratta di un modulatore del metabolismo, in particolare di quello del glucosio.

Inoltre, questo farmaco sostiene il metabolismo mitocondriale, promuove la rigenerazione dei nervi, riduce gli stati infiammatori e ha un effetto antiossidante. Questo farmaco ha mostrato di essere efficace su un modello murino patologico in uno studio preclinico: in particolare sembrerebbe in grado di rallentarne la progressione della neurodegenerazione e aumentarne la sopravvivenza.

Spiega Alberto Ferri: «il nostro laboratorio si occupa da anni della comprensione dei meccanismi molecolari che sono alla base delle disfunzioni metaboliche precoci nella SLA. L’obiettivo che ci siamo posti è identificare nuovi potenziali approcci terapeutici promuovendo sia lo sviluppo di nuovi farmaci che l’utilizzo di farmaci già approvati, come la trimetazidina, oggetto di questo studio. L’uso di questo farmaco, che agisce come modulatore metabolico e già utilizzato nella terapia delle disfunzioni coronariche, ha permesso di normalizzare la spesa energetica in un modello preclinico, migliorando le performance motorie e prolungando in modo significativo la sopravvivenza degli animali. Siamo soddisfatti di questi risultati, che hanno contribuito a disegnare uno studio clinico pilota condotto dal gruppo di ricerca australiano dell’Università di Queensland, con cui abbiamo collaborato, per verificare innanzitutto la sicurezza di questo farmaco in pazienti fragili come quelli affetti da SLA».
Il lavoro è stato finanziato da Fondazione AriSLA.

(Lo studio: Scaricamazza S, Salvatori I, Amadio S, Nesci V, Torcinaro A, Giacovazzo G, Primiano A, Gloriani M, Candelise N, Pieroni L, Loeffler JP, Renè F, Quessada C, Tefera TW, Wang H, Steyn FJ, Ngo ST, Dobrowolny G, Lepore E, Urbani A, Musarò A, Volonté C, Ferraro E, Coccurello R, Valle C, Ferri A. Repurposing of Trimetazidine for Amyotrophic Lateral Sclerosis: a study in SOD1G93A mice. Br J Pharmacol. 2021 Nov 16. doi: 10.1111/bph.15738. Epub ahead of print. PMID: 34783031)

Stefania Somaré