Secondo dati AIOM AIRTUM 2021, in Italia il carcinoma polmonare è la più frequente causa di morte oncologica, con 34.000 nuovi decessi annui. Il successo dei trattamenti è legato alla precocità della diagnosi, per questo l’implementazione di un programma strutturato di screening polmonare deve essere una priorità di sanità pubblica.
Per contribuire a un dibattito aperto sul tema, C.R.E.A. Sanità ha sviluppato, con il contributo di Roche Italia, un innovativo modello che, per la prima volta – integrando e aggiornando uno studio precedente – analizza anche l’impatto di farmaci innovativi come l’immunoterapia, di recente introduzione e offre una valutazione economica dello screening del cancro al polmone, basata su evidenze di costo-efficacia, costo-utilità, impatto finanziario (budget impact).
I risultati del modello stimano che l’attuazione di un programma di screening nazionale nei pazienti ad alto rischio, consentirebbe, grazie a una diagnosi tempestiva, un incremento della sopravvivenza dei pazienti screenati di 7,63 anni rispetto ai non screenati, a fronte di una riduzione dei costi sanitari pari 2,3 mld di euro, in un orizzonte temporale di 30 anni.
In termini finanziari, va previsto un investimento iniziale nel primo anno (legato anche all’organizzazione dello screening) pari a circa 80 milioni di euro, che sarebbe però più che compensato dai risparmi pari a circa 180 milioni di euro già al primo anno.
La presentazione dei risultati è stata l’occasione per dare vita a un dibattito costruttivo che ha coinvolto esperti clinici, economisti e istituzioni, con l’obiettivo di stimolare un impegno condiviso per ampliare l’accesso allo screening al polmone nel nostro Paese.
“Il modello elaborato dimostra che la promozione di uno screening della popolazione ad alto rischio per il carcinoma polmonare è una politica di sanità pubblica efficace ed efficiente che, purché adeguatamente promossa e incentivata, risulta anche sostenibile da un punto di vista finanziario”, ha spiegato Federico Spandonaro, professore aggregato Università degli Studi di Roma Tor Vergata e presidente del Comitato Scientifico C.R.E.A. Sanità.
“Prioritario è favorire l’accesso allo screening ai soggetti ad alto rischio, fumatori o ex forti fumatori over 50. Le società scientifiche internazionali e la commissione europea stanno già andando in questa direzione e raccomandano, per questi soggetti, regolari TAC al torace a basso dosaggio di radiazioni intensità, per un monitoraggio adeguato”, ha dichiarato la prof.ssa Giulia Veronesi, direttrice del Programma di Chirurgia Robotica Toracica presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele.
“Quando il tumore al polmone viene diagnosticato e trattato in fase precoce con chirurgia e farmaci si possono raggiungere tassi di sopravvivenza a 5 anni intorno all’80%. Per questo, investire in un programma strutturato di screening polmonare è cruciale”.
“Mentre è prassi consolidata fornire evidenze anche in termini di costo-efficacia delle terapie, ci sono ancora pochi dati e analisi di questo tipo sullo screening”, ha commentato Francesco Perrone, presidente AIOM.
“Il modello presentato sul polmone ha il potenziale per essere replicato e applicato ad altri screening oncologici, fornendo uno strumento di grande valore per guidare le politiche sanitarie”.
“Gli screening consentono di giocare d’anticipo sulla malattia e sulle conseguenze. Per questo è fondamentale recuperare i ritardi accumulati durante la pandemia. Una delle misure su cui Governo e Parlamento stanno lavorando è lo smaltimento delle liste d’attesa, con un provvedimento importante a favore dei diritti dei cittadini”, ha riferito l’on. Ugo Cappellacci, presidente XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati.
“La missione è, inoltre, estendere l’offerta di screening ad ambiti prioritari come quello del tumore al polmone, grazie all’azione comune avviata a livello europeo e che vede anche l’Italia protagonista. In Commissione abbiamo svolto una serie di audizioni sul Piano Europeo Contro il Cancro, da cui una volta di più, emerge che impiegare nuove risorse a favore della salute non va considerato una spesa, ma il migliore investimento e la migliore riforma che si possa attuare”.
“Grazie a significativi investimenti in ricerca, mettiamo a disposizione dei pazienti affetti da tumore al polmone farmaci immunoterapici e a bersaglio molecolare in grado di agire fin dalle fasi precoci della malattia, dove l’obiettivo può essere quella della cura. Per assicurare i benefici associati a questi trattamenti, è prioritario effettuare una diagnosi quanto più precoce e lo screening è uno strumento chiave”, ha concluso Federico Pantellini, Medical Lead Roche Italia.
“Il dibattito di s’inserisce nell’ambito del programma LungLive, promosso da Roche per ridefinire insieme il tumore al polmone, puntando su prevenzione primaria, screening e innovazione terapeutica fin dalle fasi precoci di malattia”.
Il modello presentato fornisce uno strumento prezioso, se si tiene conto del fatto che, tra tutti i tumori, quello al polmone è quello a maggiore impatto per la Società: a livello mondiale l’onere raggiunge i 4.000 miliardi di dollari mentre in Italia è stato stimato un costo annuo di € 2,5 miliardi. E in un contesto di risorse limitate per le politiche pubbliche, l’aspetto economico non può essere trascurato.
Assumendo di effettuare lo screening con frequenza biennale sulla popolazione ad alto rischio (rappresentata dai soggetti di età compresa fra 50 e 79 anni con forte esposizione al fumo – più di 30 pack-year), considerando un orizzonte temporale di 30 anni e adottando, infine, un tasso di risposta del 30%, il modello predisposto stima che sarà necessario effettuare in media circa 460.000 LD-CTs annue (circa 360.000 a regime se non si modificheranno significativamente le abitudini di fumo).
Il lavoro di ricerca condotto si è concentrato sulla modellizzazione delle diverse possibili modalità alternative di effettuazione dello screening e permette di modificare la popolazione invitata e aderente, la frequenza di ripetizione dello screening e le opzioni di gestione dei casi in cui lo screening effettuato non permetta una diagnosi certa. In aggiunta, una particolare attenzione è stata dedicata alla descrizione dei percorsi terapeutici a oggi disponibili, prevedendo la possibilità di un loro aggiornamento nel tempo.