C’è chi li ha già ribattezzati gli 007 delle epidemie. Sono gli analisti certificati dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute e designati dai rappresentanti dei servizi sanitari pubblici per comporre la rete di Epidemic Intelligence.
Quest’ultima è stata istituita con decreto del 1° giugno 2021, in attuazione del Piano pandemico nazionale 2021-2023 approvato in Conferenza Stato-Regioni lo scorso gennaio, ed è stata resa operativa da una circolare ministeriale del 19 ottobre, che ha fornito concrete indicazioni sulla sua implementazione.
Sorveglianza sulle malattie trasmissibili
Obiettivo principale del gruppo di lavoro quello di attuare un’attenta sorveglianza per rilevare in modo tempestivo notizie su malattie trasmissibili sul territorio nazionale che siano inusuali o inattese e rilevanti per la sanità pubblica.
Ciò al fine di garantire che le informazioni siano comunicate immediatamente agli esperti identificati, di permettere ai referenti italiani dei sistemi di allerta a livello nazionale e internazionale (per esempio, il Regolamento sanitario internazionale e l’Early warning and response system) di segnalare tempestivamente gli eventi rilevati secondo i regolamenti e le procedure in vigore, di consentire ai responsabili regionali di attivare le opportune verifiche sulle notizie di loro competenza per dare seguito alle notifiche sul proprio territorio e a eventuali misure di controllo.
Dalle fonti agli algoritmi
Le principali fonti informative per rilevare le allerte saranno rappresentate da MedISys5, Google alert, Google news, oltre ad appositi software di biosorveglianza. Inoltre, un algoritmo decisionale supporterà gli esperti nella valutazione dei segnali e degli eventi, dei quali verrà dato conto tramite un bollettino realizzato settimanalmente.
Il nuovo documento globale
Alla base di questa iniziativa c’è naturalmente l’esperienza pandemica che non si è ancora conclusa. E che ha lasciato un segno indelebile nel nostro Paese e non solo.
Il 20 ottobre l’OMS ha, infatti, presentato un nuovo documento contenente sette raccomandazioni per rafforzare i sistemi sanitari di fronte al rischio di pandemie. «Reagire agli eventi nel momento in cui si sono verificati», si legge nel position paper, «senza aver in precedenza rafforzato adeguatamente la prevenzione e la preparazione, ha fatto sì che i Paesi si trovassero impreparati di fronte all’emergenza».
Un concetto ribadito anche dal direttore generale dell’ente, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che durante la presentazione del documento ha evidenziato: «La tempestiva risposta alle epidemie inizia con un’assistenza sanitaria di base e sistemi sanitari pubblici solidi, con operatori qualificati e con comunità autorizzate e abilitate a prendersi cura della propria salute. Questo deve essere al centro della nostra attenzione e del nostro investimento».
Tra le raccomandazioni presenti nel documento, anche promuovere la ricerca, l’innovazione, l’apprendimento, aumentare le risorse per la gestione dei rischi, affrontare le disuguaglianze e l’elevato impatto del Covid sulle persone vulnerabili ed emarginate.
Proprio su quest’ultimo punto l’ente mette in guardia: «La pandemia si trascinerà per tutto il 2022 perché la maggior parte dei vaccini è stata destinata solo ai Paesi ad alto-medio reddito. Basti pensare che meno del 5% della popolazione africana è stata vaccinata».
Paola Arosio