Regno Unito, incentivi per l’antibiotico cefiderocol

Ogni anno la resistenza agli antibiotici provoca 700 mila decessi nel mondo, 25 mila in Europa, 10 mila in Italia. Un grave problema sanitario che, se non viene tempestivamente arginato, potrebbe causare a livello globale 10 milioni di morti all’anno entro il 2050, con un costo complessivo di circa cento trilioni di dollari.

Un settore poco remunerativo

Per riuscire a limitare il fenomeno, è importante disporre di antibiotici innovativi, in grado di contrastare con efficacia anche i batteri più aggressivi, responsabili di elevati tassi di mortalità. Il problema è che, a fronte di processi di ricerca e sviluppo lunghi e costosi, spesso si verifica, dopo l’immissione in commercio, uno scarso uso dei nuovi antimicrobici, proprio perché il loro impiego è sottoposto a un’attenta governance, finalizzata a prevenire le resistenze. Di conseguenza, i ricavi per i produttori sono limitati. Per questo molte grandi aziende farmaceutiche non sono più attive nel settore e varie società biotecnologiche hanno abbandonato il mercato.

Accordo tra produttore e sistema pubblico

È in questo contesto che Shionogi, impresa farmaceutica con sede a Osaka, in Giappone, e il National Health Service England, l’ente inglese appartenente al Dipartimento della salute e dell’assistenza sociale, hanno firmato un accordo riguardante il nuovo antibiotico cefiderocol in Inghilterra. Secondo l’innovativo modello, definito subscription model, il servizio pubblico rimborserà l’azienda con una somma annuale fissa basata sul valore del prodotto, determinato da una valutazione di Health Technology Assessment, e non sui volumi di farmaco effettivamente utilizzati. Per la prima volta al mondo è stato applicato un sistema di questo tipo, che rientra nei cosiddetti pull incentive, incentivi mirati a rendere il mercato dei nuovi antibiotici più sostenibile per le imprese.

Un farmaco contro infezioni gravi

L’intesa, della durata di tre anni con possibilità di proroga di altri sette, fa seguito alle linee guida preliminari pubblicate in aprile dal National Institute for Health and Care Excellence, che raccomandavano il farmaco per la terapia di gravi infezioni causate da batteri Gram negativi, come la sepsi e la polmonite acquisita in ospedale o da ventilazione. La valutazione positiva ha considerato i benefici a lungo termine per la popolazione, inclusa la possibilità di continuare ad accedere ad altre cure sanitarie, come interventi chirurgici o chemioterapia, che potrebbe essere compromessa dall’incremento dell’antimicrobico resistenza.