Rapporto Crea, tra Regioni promosse e bocciate

Otto Regioni promosse, sette rimandate, sei bocciate. È ciò che emerge dal rapporto Le performance regionali, realizzato dal Centro per la ricerca economica applicata (Crea) in sanità e giunto quest’anno all’11ᵃ edizione. Sei le dimensioni analizzate nel documento (appropriatezza, equità, sociale, esiti, economico-finanziaria, innovazione), ciascuna con tre indicatori.

Le valutazioni sono state espresse da un panel composto da oltre cento esperti, suddivisi in cinque gruppi: istituzioni, management aziendale, professioni sanitarie, utenti, industria medicale.

Un’Italia divisa in due

Nell’analisi il primo posto spetta al Veneto, che ottiene una performance del 59% (il risultato massimo era il 100%), mentre fanalino di coda è la Calabria, che a stento raggiunge il 30%. Tra questi due estremi, si collocano tutte le altre regioni, suddivise in quattro gruppi in base ai risultati raggiunti.

Nel primo gruppo figurano, oltre al Veneto, le Province di Trento e Bolzano, con punteggi rispettivamente del 55% e del 52%.
Nel secondo gruppo si collocano Toscana, Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, con indici di performance compresi tra il 47% e il 49%.
Nel terzo si annoverano Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Umbria, Molise, Valle d’Aosta, Abruzzo, con livelli compresi tra il 37% e il 43%.
Nel quarto, oltre alla Calabria, si trovano anche Sicilia, Puglia, Sardegna, Campania, Basilicata, con risultati inferiori al 32%.

In sostanza, la valutazione divide l’Italia in due blocchi: a uno appartengono i 29 milioni di cittadini delle prime otto Regioni che riescono ad accedere a servizi sanitari di qualità, all’altro i 29 milioni delle Regioni rimanenti, che potrebbero andare incontro a varie difficoltà.

Come si legge nel report, «le performance regionali risultano ancora significativamente distanti da una performance ottimale». Inoltre, le Regioni che si situano nell’area dell’eccellenza e quelle che si collocano nell’area critica rimangono pressoché le stesse da anni.

Dagli esiti all’equità

Per quanto riguarda le sei dimensioni indagate, la valutazione del panel è stata abbastanza omogenea.
I tre parametri appropriatezza, equità, sociale hanno contribuito alla performance rispettivamente per il 24,9%, il 22,6% e il 15,6%. Seguono gli esiti (13,9%), l’area economico-finanziaria (12,1%), l’innovazione (11,5).

La dimensione degli esiti risulta nelle prime tre posizioni per i rappresentanti delle professioni sanitarie e delle istituzioni, mentre la dimensione economico-finanziaria è tra le prime tre solo per il management aziendale.

Rispetto alla precedente edizione della ricerca, quella di quest’anno registra una riduzione del peso associato agli esiti (-8,2 punti percentuali), al sociale (-2,4), all’innovazione (-1,6), all’area economico-finanziaria (-0,4). Per contro, aumenta in modo significativo il peso di appropriatezza (+7,2) ed equità (+5,5).

Come rileva il documento, «il sistema di valutazione della performance si sposta dinamicamente verso il monitoraggio delle politiche di potenziamento del territorio e di integrazione con i servizi sociali».
Una effettiva tutela della popolazione richiede, infatti, «equità di accesso ai servizi, congiunta a una concreta integrazione tra sanità e sociale, superando la separazione di ruoli e competenze».

Il nodo dell’autonomia differenziata

Nel prossimo futuro, l’obiettivo del Crea sarà quello di vigilare sull’autonomia differenziata in sanità, prevista dal relativo disegno di legge, verificando che tutte le Regioni vadano verso un progressivo miglioramento e non si generino battute d’arresto, né arretramenti attribuibili a dinamiche più competitive che cooperative.

In proposito, il panel ha già individuato le aree di monitoraggio più significative, ovvero assistenza ospedaliera ed extra-ospedaliera, equità di accesso alle cure, livello di integrazione sociosanitaria, sistemi di prevenzione, digitalizzazione dei servizi assistenziali, accesso alle tecnologie innovative, assistenza domiciliare, efficientamento dei processi gestionali.

Così si potrà controllare se l’aspettativa, implicita nella norma, che si verifichi «un effetto traino, ovvero crescano i livelli minimi di performance regionali, si stia effettivamente realizzando».