Psoriasi, road map fa tappa in Emilia-Romagna

Dopo aver fatto tappa in Piemonte, Lombardia, Veneto, Campania, Puglia, Sicilia, la road map “Psoriasi, io la vivo sulla mia pelle, ma tu sai cosa vuol dire?” è giunta in Emilia-Romagna. Qui le persone colpite dalla malattia sono circa 170 mila, di cui il 20% soffre della forma moderata-grave.
Una cifra non esaustiva, dato che, come hanno evidenziato gli specialisti, esistono molti casi non diagnosticati, che generano un rilevante sommerso. Durante l’evento si sono alternati, in veste di relatori, decisori, medici, pazienti, per comporre un quadro a più voci, in grado di restituire la pluralità dei punti di vista.

L’impegno della Regione

Ha aperto l’incontro Giuseppe Paruolo, consigliere regionale della quarta Commissione sanità.
«Per garantire le cure migliori e più adeguate, le istituzioni devono cercare di coinvolgere i clinici, di collaborare con gli assistiti, di fare attenzione alla sicurezza delle terapie e al buon uso delle risorse», ha dichiarato. «E la nostra regione è impegnata in tutto questo».

Come ha spiegato Valentina Solfrini, responsabile Health Technology Assessment e Sviluppo Innovazione dello Staff Direzione generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena, «a livello regionale si ritiene importante definire, sulla base delle migliori evidenze disponibili, un percorso di valutazione dell’efficacia dei farmaci, con criteri condivisi per un uso appropriato, in modo da evitare rischi, eventi avversi, complicanze».

Nuove terapie target

Grande impegno viene profuso anche dagli specialisti, come Vito Di Lernia, responsabile della struttura semplice di Dermatologia immunologica e pediatrica dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, dove vengono trattati oltre 1.600 pazienti con psoriasi, di cui 900 in terapia sistemica con farmaci convenzionali e biologici per forme moderate-gravi, e 200 bambini.

«Negli ultimi 15 anni sono state messe a disposizione numerose terapie target a elevata efficacia, che hanno permesso di gestire in modo ottimale la maggioranza dei malati affetti da forme severe, anche in presenza di patologie concomitanti», ha dichiarato il dermatologo.

Claudia Lasagni, dirigente medico di primo livello della Struttura Complessa di Dermatologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena, dove vengono trattati circa tremila pazienti con psoriasi, di cui mille gravi e duemila moderati-gravi, ha ribadito che «il clinico si può oggi avvalere di farmaci rapidamente efficaci, ma anche in grado di garantire il risultato a lungo termine».

I problemi irrisolti

Nonostante i traguardi raggiunti, permangono alcune esigenze cliniche insoddisfatte, come una risposta terapeutica insufficiente in zone della pelle sensibili o la persistenza di lesioni. La remissione parziale della malattia è, infatti, spesso percepita come un successo da parte dello specialista, ma non dal paziente, che fatica ad accettare lesioni psoriasiche residue, soprattutto se localizzate in aree visibili.

A queste criticità se ne aggiungono altre, portate all’attenzione dalle associazioni dei pazienti. Tra le principali, inserire la psoriasi nel Piano Nazionale Cronicità, garantire un accesso equo alle cure su tutto il territorio nazionale, evitare il sotto-trattamento, aggiornare le linee guida, promuovere PDTA. È su questi obiettivi che si misureranno le sfide future.