Performance in una sanità che cambia

Farmaci basati su anticorpi monoclonali, terapie geniche, vaccini a vettore RNA/DNA: la sanità sta cambiando dal punto di vista della gestione della malattia e i clinici hanno a disposizione armi nuove che promettono di rendere il percorso di cura sempre più centrato sul paziente.
Come deve cambiare il ruolo del farmacista ospedaliero per far fronte a queste novità? E come dovranno cambiare i sistemi di misurazione delle performance sanitarie?

Queste riflessioni sono state al centro del congresso della European Association of Hospital Pharmacy, tenutosi a Vienna, dal titolo “Changing Roles in a Changing World”.
Pensieri che cercano di anticipare e concretizzare un cambiamento già in atto e che non può essere mancato. Cosa conta oggi, dunque, per definire la qualità del servizio farmaceutico? Secondo i relatori, e in particolare il prof. Thomas De Rijdt, chairman EAHP, a contare sono soprattutto efficacia personale e sociale percepita, equità ed efficienza, sostenibilità economica e ambientale.
L’ottica non è più quella la produttività sanitaria, come in passato, ma quella della sanità basata sul valore.

Emanuela Omodeo Salé

Emanuela Omodeo Salè, membro del Consiglio Direttivo SIFO e direttore della Farmacia Ospedaliera dell’Istituto Europeo di Oncologia e del Centro Cardiologico Monzino di Milano, sottolinea quanto accennato sopra: «la nuova misurazione delle prestazioni sanitarie è un fronte importantissimo proposto nei lavori EAHP a Vienna.
La considerazione che abbiamo tutti condiviso è chiara: stanno arrivando terapie avanzatissime, che spingono verso una nuova gestione dei pazienti e che conducono a una trasformazione e innovazione delle organizzazioni sanitarie.
Stanno mutando rapidamente le cure in oncologia, nelle malattie rare e nell’ambito cardiovascolare ed è chiaro che noi non possiamo più misurare le prestazioni sulla base di valori e terapie riferiti a un passato ormai superato nella nostra professionalità quotidiana».

Quali sono quindi i modelli da seguire? Durante il convegno ne sono stati presentati alcuni, sviluppati in Usa, in Europa, dall’International Consortium Health Outcome Measures e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ognuno di questi modelli non è però pronto, ma deve essere modificato per l’implementazione all’interno dei vari sistemi sanitari nazionali: tenere a mente le caratteristiche del sistema in cui si vuole effettuare l’implementazione, anche in termini culturali e non solo strutturali, è essenziale per facilitare il processo stesso e renderlo efficace.

Le implementazioni di progetti già pronti dall’alto non hanno mai portato, negli anni, a conclusioni soddisfacenti né per chi il progetto lo ha ideato né per chi si trova a dover lavorare in un contesto nuovo. Viene allora spontaneo chiedersi se l’Italia sia pronta a portare avanti questo cambiamento.

Secondo Omedeo Salè sì, ma non solo: il farmacista ospedaliero ha competenze ed esperienze per essere protagonista di questo cambiamento.
Certo, occorre che si diffonda la consapevolezza che «misurare non significa riportare tutto ad un valore economico di riferimento, ma creare le condizioni multidisciplinari per generare nuovi criteri di valutazione.
Una cosa deve essere pertanto condivisa: ci muoviamo verso nuovi sistemi, e quindi dobbiamo generare nuove misure. Per farlo occorre un governo multidisciplinare di questo passaggio epocale».

Stefania Somaré