Individuare misure di outcome per valutare l’impatto dei servizi farmaceutici

La farmacia ospedaliera sta vivendo da qualche tempo una profonda trasformazione che la porta a essere sempre più presente in corsia per supportare medici e infermieri nell’ottenere outcome positivi sui pazienti. In molti contesti è il farmacista ospedaliero a fare, per esempio, la riconciliazione delle terapie farmacologiche assunte da un paziente al momento del ricovero e/ delle dimissioni, soprattutto in pazienti anziani, fragili e sotto politrattamento. Ma non solo. Sono tanti i servizi e progetti in fase di sperimentazione.

Un cambiamento che va di pari passo con l’acquisizione di competenze che esulano dalle semplici conoscenze farmacologiche per entrare nell’ambito del management, per esempio, e dell’educazione sanitaria.

Però, è necessario misurare l’impatto che questi diversi servizi hanno sulla salute del paziente e sul suo successo terapeutico. A tal fine, un team statunitense del Dipartimento di Farmacia dell’UNC Medical Center di Chapel Hill, in Carolina del Nord, ha sviluppato una strategia per identificare e monitorare le misure outcome che possono rappresentare l’impatto dei servizi di farmacia sul paziente.

Strumento primario di questo lavoro è un apposito organo, la Clinical Impact Committee, creato dall’Istituto proprio per sviluppare e mantenere un approccio che fosse non solo efficace, ma anche in linea con le priorità dell’organizzazione aziendale.
Per esempio, si è tenuto conto di un processo che fosse inclusivo tanto per i direttori di dipartimento che per i rappresentanti della farmacia clinica nelle varie linee di servizio. Le procedure utilizzate per individuare le misure di outcome da utilizzare sono ben descritte nello studio, pubblicato su American Journal of Health-System Pharmacy.

Per dare qualche anticipazione a chi potesse accedere all’articolo intero, il team ha effettuato un incrocio tra misure di esito prioritarie per l’organizzazione e attribuibili al lavoro dei farmacisti clinici, rendendo in questo modo il sistema semplice da implementare, ma non solo: tenendo in considerazione le esigenze aziendali, il team intende anche dare giustificazione delle risorse richieste dal Dipartimento di Farmacia.

In altre parole, ogni nuovo servizio messo in atto dai farmacisti ospedalieri necessita di un sostegno economico da parte dell’organizzazione, ma finita la fase sperimentale questo investimento può diventare strutturale solo se porta a dei risultati misurabili, in termini di successo terapeutico.

Se ciò non succede, è probabile che la sperimentazione finisca. Non solo: misurare l’impatto dei propri servizi sul paziente è utile anche in termini di miglioramento continuo e aggiustamenti dei servizi stessi. D’altronde, quella degli audit clinici è diventata oramai un’abitudine in moltissimi ambiti ospedalieri, se non in tutti.

Una volta individuate le misure di outcome, gli autori hanno infine utilizzato una metodologia Delphi modificata per costruire il consenso tra gli stakeholder e individuare le misure cui dare priorità: queste ultime sono state inserite nella dashboard degli esiti per poterle monitorare al meglio e metterle anche in evidenza per i farmacisti clinici stessi.

(Lo studio: Mary-Haston Vest, PharmD, MS, BCPS, Stephanie Stout, PharmD, Kayla Waldron, PharmD, MS, BCPS, Implementation of a strategy for identification and monitoring of clinical outcome measures in a department of pharmacy, American Journal of Health-System Pharmacy, Volume 79, Issue 9, 1 May 2022, Pages e135–e142, https://doi.org/10.1093/ajhp/zxab485)

Stefania Somaré