Il farmacista insegna (con successo) farmacoterapia ai medici specializzandi

Una paziente in trattamento con empagliflozin manifesta cistite e prurito genitale. Un’altra, in seguito a un’interazione tra paroxetina e diclofenac, presenta una gastrite erosiva con sanguinamento. Un’altra ancora, in cura per la depressione, accusa un peggioramento del tono dell’umore durante la terapia con fluorochinoloni, prescritti per contrastare una sopraggiunta infiammazione dei reni.

Sono alcuni casi clinici che il farmacista ospedaliero presenta ai medici specializzandi del primo anno quando sale in cattedra per dare lezioni di farmacoterapia.

Per verificare l’efficacia e il gradimento di questa formazione i ricercatori del dipartimento Clinical pharmacy and translational science dell’Health Science Center dell’University of Tennessee, negli Stati Uniti, hanno condotto, dal 2016 al 2019, una ricerca, pubblicata nel settembre del 2021 su Hospital Pharmacy.

Chi segue la lezione ottiene più punti nel test

Gli specializzandi, in totale 413, hanno compilato un pre-test mirato a valutare le loro scelte terapeutiche, in termini di molecola e di dosaggio, per il trattamento di otto patologie. Poi i partecipanti sono stati divisi in due gruppi, comparabili per età, sesso e punteggio ottenuto al pre-test: uno composto da 243 studenti, l’altro da 170.

Il primo gruppo ha partecipato a una lezione di 50 minuti tenuta da un farmacista esperto ed è poi stato sottoposto a un post-test analogo al primo test. Il secondo gruppo, invece, ha completato solo il pre-test, senza poi ricevere ulteriore formazione.

Ebbene, dai risultati è emerso che gli specializzandi che avevano partecipato all’attività formativa avevano ottenuto un miglioramento medio del 32% nel punteggio del post-test. Un intervento utile, quello del farmacista, e anche gradito dagli studenti, visto che tutti i temi presentati durante l’incontro hanno ricevuto voti medi di 4,7 su 5 da parte dei discenti.

«Questo studio ha dimostrato che una sessione formativa guidata da un farmacista può aumentare la conoscenza nell’ambito della farmacoterapia degli specializzandi del primo anno», ha commentato Leslie A. Hamilton, una delle autrici della ricerca, «i quali hanno apprezzato l’intervento nell’ottica di rafforzare le proprie competenze di base».

Favorisce lo sviluppo di team multidisciplinari

Questa recente ricerca si inserisce in un contesto più ampio, visto che negli ultimi anni si sta rivalutando il ruolo dei farmacisti nella formazione dei medici.

Per esempio, già nel 2010 uno studio condotto dagli esperti del Trinity College di Dublino, in Irlanda, e comparso sulle pagine di Advances in Health Sciences Education sosteneva che «i farmacisti clinici, esperti in terapia farmacologica, possono svolgere un ruolo chiave nel migliorare la formazione degli studenti di medicina», con l’obiettivo di ottenere «un impiego più appropriato dei farmaci, un incremento della costo-efficacia, un’ottimizzazione dei risultati clinici, una migliore cura del paziente».

Inoltre, inserire i farmacisti come docenti nelle scuole di specializzazione mediche potrebbe avere anche un altro importante vantaggio: favorire lo sviluppo di relazioni professionali tra le due categorie, in modo da costruire team multidisciplinari dove i vari professionisti lavorano insieme per offrire al paziente le migliori terapie possibili.

Paola Arosio