Herpes zoster, un’infezione sottovalutata

Oltre il 90% degli over 50 ha già contratto l’Herpes zoster e un adulto su tre svilupperà la malattia, arrivando a uno su due negli over 85. Nonostante ciò, secondo un recente sondaggio condotto da Ipsos Mori su 2.509 persone nel mondo, solo il 7% si sente a rischio.

Il virus Herpes zoster, che fa parte della famiglia degli Alpha Herpesviridae, consiste nella riattivazione del virus della varicella che, dopo essere rimasto latente nell’organismo, riemerge colpendo i nervi e raggiungendo poi la pelle. Dà così origine a una dolorosa eruzione cutanea, sotto forma di vescicole che di solito compaiono su un solo lato del torace o dell’addome e che sono tipicamente distribuite a fascia.

Queste lesioni tendono a estendersi, proprio come una fiamma che divampa, da cui il nome di fuoco di Sant’Antonio. Gravi, e in alcuni casi addirittura fatali, le complicanze della patologia. Tra queste la più comune è la nevralgia post-erpetica, un dolore invalidante che può perdurare anche per molti anni.

A rischio pazienti con diabete e tumori

I più esposti all’infezione sono le persone in età avanzata o affette da patologie croniche, come diabete, tumori, malattie cardiovascolari, respiratorie, dismetaboliche.

«Per esempio, i pazienti diabetici presentano un rischio aumentato del 30% di sviluppare l’infezione da herpes zoster, con la possibilità di manifestare una maggiore severità e persistenza di nevralgia post-erpetica rispetto ai non diabetici», rende noto Antonio Ferro, responsabile del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento, oltre che presidente della Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica.

«Anche chi soffre di artrite reumatoide ha un rischio da 1,5 a due volte più elevato di contrarre la patologia rispetto a chi non ha la malattia infiammatoria articolare. Inoltre, la percentuale di infezione è nettamente superiore nelle persone affette da neoplasie solide rispetto alla popolazione generale. In particolare, l’incidenza cresce all’aumentare del livello di immunosoppressione causato sia dal tumore, sia dal trattamento».

Il vaccino ricombinante adiuvato

Di fronte a questi dati, è evidente che è meglio giocare d’anticipo. Tanto più che dal maggio 2021 è disponibile in Italia il nuovo vaccino ricombinante adiuvato, la cui efficacia, valutata in persone a cui sono state somministrate due dosi a distanza di un paio di mesi l’una dall’altra, si è attestata intorno al 97% nei cinquantenni e al 91% negli ultrasettantenni.

La protezione, che persiste per molti anni, è valida pure contro la nevralgia post-erpetica. È possibile inoculare questo siero in persone trattate con il precedente vaccino a disposizione, ovvero quello vivo attenuato, e anche in concomitanza con altri vaccini.

«Purtroppo, a causa della pandemia, si è verificato un rallentamento delle vaccinazioni di routine raccomandate dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale, inclusa quella contro l’herpes zoster», commenta Ferro. «E i pazienti fragili sono quelli che stanno pagando il prezzo più alto».

Un’iniziativa per aumentare la consapevolezza

Per sensibilizzare la popolazione su questa infezione e incentivare l’immunizzazione, Glaxo Smith Kline, in collaborazione con l’International federation on ageing, ha promosso la Shingles Awareness Week, la prima settimana mondiale dedicata alla patologia, tenutasi dal 28 febbraio al 6 marzo 2022.

Nel nostro Paese l’iniziativa ha ottenuto il patrocinio della stessa Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica e di Cittadinanzattiva.

Paola Arosio